Una telefonata no può e non deve costare milioni di vite umane. Niente più sangue nel mio Gsm!

“Una telefonata allunga la vita”! Così reclamizzava un vecchio spot pubblicitario. Vai poi a sapere che dietro quella “normalissima” e “innocentissima” conversazione al cellulare si nasconde una tragedia umana di dimensioni e di crudeltà inimmaginabili! Sfruttamento di uomini, donne e bambini, condizioni di lavoro disumane, continui incidenti e milioni di morti bianche, guerre che vengono definite “tribali” – guerre lontane, guerre etniche, ‘roba loro’, insomma, che non ci riguarda – per tenerle il più lontano possibile dal mondo occidentale,
ricco e opulento, che fa a gara per accaparrarsi l’oro del futuro, quello dell’era dei computer e degli smartphone, dell’alta tecnologia e dell’elettronica, un minerale che si trova in ogni telefonino e in tutti i tablet, senza il quale sarebbe impossibile inviare email, chattare, telefonare, consultare siti web, fare acquisti e operazioni bancarie on line: il coltan. Una sabbia nera, leggermente radioattiva, formata dai minerali colombite e tantalite, da cui si estrae il tantalio, metallo raro che viene usato nell’industria della telefonia mobile, dei computer e in quella degli aerei, in grado di aumentare la potenza degli apparecchi riducendone il consumo di energia. È lo sviluppo della news economy, quindi, a rendere così indispensabile questa materia prima, di cui l’80% delle risorse mondiali viene estratta in Congo. Il preziosissimo minerale che si tinge del sangue di centinaia di migliaia di essere umani per essere estratto il più delle volte a mani nude dai congolesi, con conseguenti frane e incidenti quotidiani, finisce sul mercato ad un prezzo che oscilla tra i 400 e i 600 euro al chilo a fronte di una paga, per chi è costretto a scavare giorno e notte in miniera, di 0,18 centesimi di euro al giorno! La parte orientale della Repubblica Democratica del Congo che confina con Ruanda, Burundi e Uganda, è di gran lunga la zona più ricca in assoluto di minerali e risorse di tutto il territorio congolese. Ricca di oro e diamanti, dei quali continua a rifornire i mercati mondiali in modo assolutamente illegale, e di coltan. Insomma il Congo è il paese più ricco del mondo, dal punto di visto minerario e geologico, ma anche fra i paesi più poveri della terra, come condizioni di vita. Ma chi compra il coltan non si preoccupa della sua provenienza e se il mercato è clandestino e senza controlli. Così quella che poteva essere una benedizione per i congolesi è diventata la più grande delle maledizioni, per la mancanza di normativa, di regolamentazione e di controllo. Bambini congolesi di 7-8 anni che dopo dieci anni di miniera sono già vecchi e sviluppano, a causa della radioattività, malattie del sistema linfatico che ne causano la morte. Le guerre per l’accaparramento del coltan hanno portato sinora circa 11 milioni di morti e schiere di migliaia di bambini soldato che quando non combattono scavano la terra alla ricerca del minerale. L’unica via per interrompere il mercato del “coltan insanguinato” sarebbe una normativa internazionale. Se, infatti il “protocollo di Kimberley” ha posto regole ben precise al commercio dei diamanti, per il coltan, la cui tracciabilità sarebbe più facile provenendo prevalentemente da un solo paese, non esiste alcuna regola. Troppi interessi, troppi profitti, verrebbero messi in discussione e allora, meglio far finta di niente!

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