Un decalogo per Matteo. I 10 errori che Renzi non deve commettere.

di Mario Adinolfi. Ho sostenuto la battaglia di Matteo Renzi quando nel Pd non andava di moda. Eravamo 12 parlamentari su 400 con lui, ho perso, ho scelto di non ricandidarmi alle elezioni perché volevo un Pd in cui quelli che poi lo hanno portato al disastro fossero rottamati e non me la sentivo di votarli. Le norme mi consentivano la presentazione senza raccogliere le firme alle “parlamentarie” dove con 20 posti disponibili e 25 candidati non avrei avuto difficoltà, ma la battaglia di Renzi era un’altra: le idee sul lavoro di Ichino, non quelle sgarrupate di Fassina; il no a fare debiti ulteriori, che sarebbero stati scaricati sui giovani, più Monti insomma che Camusso; un’apertura alle idee della democrazia diretta e del web che sa usare a meraviglia, quasi un altro Grillo, più agréable, e non Fioroni; un cattolico che sa innovare a sinistra, che non ha paura a difendere la famiglia, non uno che fa finta di essere pro matrimonio gay e omogenitorialità. Insomma, il Renzi 2012 è un leader che sbaraglia il campo con la forza della sua novità e io l’ho sostenuto con entusiasmo, pagando tutti i prezzi possibili e scegliendo alla fine di non ricandidarmi in Parlamento. Il mio voto Bersani non lo meritava ed era meglio perdere la poltrona che cambiare idea. Curiosamente questo “tradimento” (cioè un’idea di coerenza che mi ha portato a perdere lo stipendietto non proprio marginale da deputato) mi viene rimproverato come peccato mortale. Ho votato due liste che non presentavano parlamentari uscenti (Scelta Civica alla Camera, M5S al Senato) provando a favorire l’ingresso nelle istituzioni di facce nuove, corollario dell’idea della rottamazione a cui resto pervicacemente fedele: una classe dirigente che ha portato in vent’anni l’Italia al disastro non merita di permanere al potere un minuto di più. Questo è il cuore della battaglia di Matteo Renzi 2012, spero lo sia anche per Renzi 2013 e per la sua scalata al Pd prima e al governo del paese poi.
Un campanello di allarme però m’è suonato dopo il già arcinoto “li asfaltiamo” e m’è venuto di scrivere un decalogo: dieci consigli non richiesti al mio amico Matteo su errori che non deve assolutamente commettere, pena finire come un Mario Segni qualsiasi.
1. Caro Matteo, niente inutili smargiassate, basta con la comicità toscana e le battute fiorentine. Fai la Juve, non i viola. Bisogna vincere e convincere. Tutto qui.
2. “Li asfaltiamo” è una frase terribilmente simile a “lo smacchiamo”. Ogni tic lessicale che riporta alla stagione del Pd che sa solo perdere va evitato, è errore colossale. Andrebbe evitato persino il riferimento al Pd, ma capisco che in un congresso del Pd va concesso qualcosa alla platea. Almeno si lavori sul linguaggio, lo si innovi. Una rottamazione dei toni di superiorità la ritengo una necessità primaria e dire “li asfaltiamo” ripropone il tema della superiorità. Non avere Matteo la fissazione di galvanizzare la truppa perché, per quanto feste e piazze siano piene, non è con quella truppa che si va al governo del paese.
3. Non avere l’ossessione del recupero del consenso a sinistra. Quel voto è già recuperato, persino Nichi Vendola dici che sei il migliore e Gennaro Migliore usa pure la maiuscola. Ricordati che il consenso da recuperare è a destra, con un’intesa con Scelta Civica, i cattolici, i moderati del paese. Questo adesso non si può dire, ma il tuo Pd deve essere la nuova Dc: un partito-architrave del paese, centrale e non di centro, con lo sguardo rivolto a sinistra, cioè a chi ha più bisogno.
4. Considerare Grillo un nemico è un errore. Grillo destruttura il sistema, è un tuo utile collaboratore e un paese con te caro Matteo a capo del governo e il M5S principale forza di opposizione sarebbe un paese di gran lunga migliore dell’attuale. Casaleggio è un genio dalle intuizioni importanti, che tolgono consenso principalmente a Berlusconi e all’area dell’astensione.
5. Non credere che Berlusconi sia già battuto, non è vero che siamo al game over. Se Berlusconi deciderà di combattere elettoralmente sarà un avversario assai pericoloso. Ogni strumento che lo depotenzi è decisivo, ma senza mai fare i manettari, scorciatoia un po’ odiosa e ingiusta per escluderlo dalla competizione.
6. Caro Matteo, le politiche del lavoro sono centrali e decisive, non deviare dal percorso compiuto con Pietro Ichino. Ascolto cenni di sinistrismo arcaico in alcuni tuoi discorsi e posso capirli solo in una logica congressuale. Dire balle comunque non è mai utile, quindi meglio spiegare chiaramente che siamo all’opposizione delle politiche del lavoro praticate dalla Cgil in questi vent’anni. Se dobbiamo scegliere tra l’aiuto a un precario e quello ad un garantito, noi stiamo con il precario. Non commettere l’errore di non essere chiaro su questo.
7. Sei il primo leader figlio della mezza Italia nati dopo il 1970. Ventinove milioni di italiani che non c’erano quando è scoppiato il Sessantotto, ti chiedono di non avere riflessi sessantottini. Non si governa aumentando la spesa pubblica. Leggo tante tue proposte che costano parecchio. Niente libro dei sogni, sarebbe intollerabile l’inganno. Priorità, invece: e viene prima la mezza Italia nata dopo il 1970, che non ha mai contato niente ed è stata sfruttata, malpagata, condannata all’irrilevanza e privata del futuro. Non fare l’errore di volere piacere a tutti. Non puoi piacere a tutti.
8. Caro Matteo, rinuncia alla retorica che sa di patacca. Frasi come “sono qui non per prendere il partito ma per restituirvelo” o “con me andranno avanti solo quelli bravi, non gli yesmen” sai che fanno sorridere chi non sia un ingenuotto. Tu sei in battaglia per prenderti il partito e sei circondato di yesmen e yeswomen. Hai il merito di non circondarti solo di costoro, però. La retorica non ti serve. La retorica che sa di falso è sempre un errore. Evitala.
9. Non nascondere la tua radice cattolica. Non conquisti consensi solo andando da Maria De Filippi (ottima mossa, il mio plauso), ma anche facendo sapere che vai a messa tutte le domeniche, cosa che fai con la sincerità della fede che ti riconosco. Non ostenti e questo dimostra serietà. Ma nascondere è un errore. Mascherarsi su alcuni temi dei sedicenti “diritti civili” anche. Siamo d’accordo su ogni riconoscimento fino all’unione alla tedesca tra omosessuali. Ma il tuo no alla fine del matrimonio come unione tra uomo e donna, nonché alle follie conseguenti tipo genitore 1-genitore 2 al posto di madre e padre, risuoni forte e chiaro. L’omissione sarebbe un errore. Oltre che un peccato.
10. Non mascherarti: non sei un socialista, né italiano né europeo; non sei un partitista e non sei un buonista. Sei il Matteo Renzi che conosco io: rottamatore, egocentrico, carismatico, capace di ascolto e di decisione, cattolico, con un’intelligenza fuori dal comune e la forza dell’appartenere alla mezza Italia più giovane. Un leader che sa che le keywords della sinistra vanno integralmente riscritte: si sta con chi ha più bisogno e chi ha più bisogno sono le giovani generazioni di questo paese. Quindi si terranno dritti i conti, si faranno pagare i pensionati che hanno rubacchiato condizioni di privilegio, si interverrà pesantemente sulla spesa pubblica per abbattere il cuneo fiscale, dare più soldi in busta a paga e consentire un piano di assunzioni vero, non come quello finta del governo Letta. Rinuncia a qualsiasi maquillage e spiega che sei nato per portare la sinistra a vincere e convincere. Ma è la sinistra che hai in mente tu, non quella che nel 2012 volevamo rottamare. Devi dire che nel tuo Pd Bindi, Finocchiaro, Fioroni, Bersani e tutti quelli che a norma di statuto non possono ricandidarsi in Parlamento, non saranno ricandidati. Non omettere di dire che non c’è spazio per compromessi che ti appesantirebbero. Poi fai una squadra forte e vai a vincere. Perché se non fai errori puoi solo vincere.

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