Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino! di Doriana Goraci

di Doriana Goraci. Quando nelle estati degli anni ’80 e nei primi anni ’90 portavamo i figli con mio marito, Silvia e Federico, da Roma a Taranto, alla scuola vela… non ci siamo mai posti alcun problema ambientale, eppure l’Ilva c’era già, a Taranto.

Oggi potrei essere una nonna e non so, se per fortuna o meno, non lo sono, in questi giorni ripenso ai piccoli e grandi malati di tumore, alle lotte dei tarantini a far valere la salute. A febbraio del 2019 erano migliaia in strada per la morte di Giorgio Di Ponzio, 15enne morto a causa di un sarcoma contro il quale lottò per tre anni, e scesero in strada per partecipare alla ‘Fiaccolata per i nostri angeli’ organizzata dall’associazione dei “Genitori tarantini in memoria dei bimbi morti per il cancro e per le malattie connesse all’inquinamento”. In uno degli striscioni comparve la scritta:

Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino“.

Oggi, che i miei figli hanno entrambi lavoro in Francia, che io abito non più a Roma ma nella Tuscia viterbese, mio marito per parecchi mesi dell’anno, ormai in pensione come me, in una barca a vela in Grecia… potrei stare tranquilla: alla fine dei conti che succede se l’Ilva riparte o rimarrà preistoria industriale? A me che me ne importa?

A marzo del 2019 vedo un video: Ex Ilva, sit-in delle mamme di Taranto: “Chiudete l’Ilva, no le scuole!“. Ecco oggi cosa mi importa.

In un articolo del 2017 si legge: “Quasi 1.500 tumori l’anno. Con un aumento del 28 per cento rispetto al 1990. Sono numeri diffusi dall’Istat che riguardano Taranto (l’ultimo dato si riferisce al 2014) estrapolati da report della Lilt di Lecce. L’associazione, da anni impegnata a monitorare i dati epidemiologici riguardanti la mortalità oncologica, ha analizzato e comparato i dati Istat sia dal punto di vista geografico (raffronti tra regioni italiane e, nell’ambito della Puglia, per province), che cronologico (evoluzione del fenomeno dal 1990 al 2014).” L’articolo concludeva così: “Secondo gli esperti, gli effetti di quello che è stato, noi li vedremo per i prossimi venti anni.”

Anche se la faccio lunga, vi spiego perchè ho messo una certa foto a questo articolo, copiando il testo di una iniziativa per strada a luglio del 2019, prima dello scoppio di questa guerra: “All’alba di questo giorno, in Città vecchia, un gruppo di musicisti capitanati dal violino del maestro Francesco Greco ha salutato in musica il sorgere del sole. Un evento tanto bello quanto inusuale, per la nostra comunità. Noi eravamo lì, in attesa che il concerto finisse, che i musicisti venissero premiati dall’applauso finale dei presenti, per il rispetto che sempre si deve agli artisti. Poi, abbiamo presentato le nostre croci e srotolato lo striscione che vuole ricordare a tutti che ‘tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino’. Un ulteriore atto di accusa verso le Istituzioni di tutti i livelli, colpevoli dello scempio insopportabile a carico del nostro territorio e delle nostre vite. Dal Governo nazionale che ancora pone il P.I.L. al di sopra della salute, fino al Governo cittadino, cieco (e quindi complice) di fronte alle offese perpetrate all’ambiente e alla vita stessa. A distanza di nove mesi dalla consegna al Sindaco delle firme raccolte dalle associazioni “Genitori tarantini” e “LiberiAmo Taranto”, siamo ancora in attesa di quella risposta che ci era dovuta entro sessanta giorni. A questo si aggiunga la promessa, anche questa disattesa, della Commissione Ambiente di invitare nostri rappresentanti ad un consiglio monotematico sul tema. Quando un diritto che la Costituzione italiana dichiara “fondamentale” diviene un’emergenza per colpa dei Governi, siamo di fronte alla morte di una Repubblica democratica. Vorremmo parlare esclusivamente della sublime bellezza di Taranto, delle sue albe e dei suoi tramonti. Vorremmo davvero farlo, ma non possiamo chiudere gli occhi davanti alle enormi ingiustizie che i tarantini subiscono ogni giorno, da oltre mezzo secolo. Questa alba tarantina abbiamo voluto dedicarla ai piccoli angeli vittime dell’inquinamento industriale. Ci sono albe e ci sono tramonti incredibilmente affascinanti. E ci sono, poi, tramonti che lasciano nel cuore una notte senza fine. Tramonti che non avremmo mai voluto vivere, ma che si ripresenteranno grazie alla spietata crudeltà propria degli infami. Associazione Genitori tarantini – Ets.”

E mi torna alla mente una canzone che diceva: Ma ti ricordi com’era bella, Taranto dal treno? il mar piccolo, le barche, le scritte sui muri anche se erano solo le dieci sembrava d’essere al tramonto,il tramonto infermo di una intera civiltà“.

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2 Responses

  1. geoa ha detto:

    Il profitto ha ammazzato tutto e adesso sta uccidendo anche noi: oggi come oggi il Dio Denaro ha spodestato religione, politica, etica e morale…. è la fine del mondo!

  2. Giacomo - TO ha detto:

    Si può nella nostra epoca, conciliare produzione con Tutela della Salute.
    Da tempo l’Impresa Etica esistem ed ha come obiettivo produrre rispettando:Salute umana ed ambientale. L’ILVA Può e deve funzionare a patto che rispetti la salute ambientale ed umana.
    Le soluzione si debbono e si possono cercare:basta volerle cercare!!!

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