Tsipras, Syriza e la Sinistra italiana.

di Gerardo Lisco. Dopo la vittoria di Syriza in Grecia, per un istante, anche la variegata sinistra italiana ha dato l’impressione di aver preso coraggio. Ma solo per un momento. L’iniziativa organizzata da Vendola “Human factors” non ha prodotto molto. Vendola ha proposto una sorta di doppia iscrizione a SEL e PD funzionale alla costruzione di un luogo comune. Cuperlo e Fassina hanno sostanzialmente risposto che “la ditta viene prima di tutto”; peccato, però, che la “ditta” alla quale fanno riferimento non sia più la loro. Alla fine l’unica intesa che hanno trovata è sull’elezione del Presidente della Repubblica: in pieno stile cattocomunista hanno contribuito ad eleggere Sergio Mattarella,
convinti che per la scelta di Mattarella la loro decisione sia stata fondamentale e soprattutto di aver sconfitto il tanto odiato “Patto del Nazareno”. Illusi ! Questo dato fa il paio con le esternazioni dell’On. Giuditta Pini che ha attaccato Bersani per l’opposizione alla riforma del sistema elettorale in senso, come dire, oligarchico. Lo stesso Bersani ha risposto con una lettera alla Deputata con la quale le ha ricordato che se lei è diventata parlamentare lo deve proprio al modo con il quale lui ha condotto il partito da segretario. Questi sono solo due esempi dei limiti della cultura politica della variegata sinistra italiana e spiegano come sia proprio essa che frena la nascita di una Syriza in Italia. Bersani è sicuramente una persona competente e per bene, è stato un buon ministro, anzi, vedendo l’attuale compagine governativa non si può fare a meno di rimpiangerlo. Come Segretario del PD, però, ha contribuito a distruggere ciò che restava dell’unico partito riconducibile in qualche modo alla sinistra. Lo ha fatto quando ha favorito l’ascesa di persone, per esempio, come l’On. Giuditta Pini. Bersani ha la responsabilità di aver fatto emergere una classe dirigente del PD lontana mille miglia dalla cultura politica di sinistra. Quella parte della dirigenza PD riconducibile a una cultura politica di sinistra ha perso credibilità e faccia quando in nome di un errato senso della responsabilità ha accettato di far parte del Governo Monti. Uno di questi è Stefano Fassina, che ha accettato di far parte del Governo Monti del quale non ha mai condiviso nulla, neanche lo stesso Monti, rettore della Bocconi, con il quale si è scontrato all’epoca del movimento studentesco della Pantera. Perché Bersani ha fatto tutto questo? Credo che la risposta sia ovvia e attenga la continua ricerca di legittimazione da parte di una classe politica formatasi nel PCI cattocomunista diventata poi Liberale. Coloro che hanno scritto che Bersani rappresenta la tradizione del PCI riformista e socialdemocratico emiliano – romagnolo sono fuori strada; Bersani è un Comunista a tutto tondo convertitosi al Liberalismo e come tutti i convertiti è diventato uno strenuo difensore del nuovo credo. La prova di quanto affermo è la campagna elettorale fatta durante le elezioni politiche che hanno portato Bersani alla non vittoria. Bersani ha favorito l’ascesa di Renzi, per esempio modificando ad hoc il regolamento delle primarie, ritenendo che fosse l’unico modo per portare a compimento il processo di trasformazione del PD in un partito Liberale, Tecnocratico e funzionale agli interessi di un sistema economico finanziarizzato. La sua azione continua ancora; con il continuo richiamo “alla ditta”, di fatto, inibisce qualsiasi processo di opposizione all’egemonia renziana e, cosa peggiore, la costruzione di una reale alternativa sia all’interno che al di fuori del PD. La sinistra italiana di provenienza DS ha subito in questi anni un profondo cambiamento, Cuperlo qualche giorno fa su la Repubblica ipotizzava una mutazione genetica del PD. In effetti il PD non ha mai superato la fase della “fusione fredda” dei due ex apparati PCI e DC, anzi è degenerato perdendo i suoi riferimenti culturali, che rimangono solo simboli vuoti e manieristi come i continui riferimenti a Berlinguer, e facendo crescere la nuova generazione dei cosiddetti renziboys e renzigirls alla luce della sola politica liberale e liberista. Syriza nasce e cresce sul recupero del senso della militanza e della partecipazione. Militanza e partecipazione che non hanno nulla a che vedere con le primarie del PD. Quella di Syriza è una militanza per così dire old style. Ha costruito il consenso elettorale nello spazio lasciato da uno Stato percepito solo come avversario asservito alla Troika e alle oligarchie. In Italia le sinistre non riescono ad esprimere un pensiero di senso compiuto rispetto a questa UE. Non riescono nemmeno più ad invocare i valori fondanti della Costituzione. In conclusione in Italia un Syriza potrà nascere solo quando le contradizioni del sistema esploderanno. Durante la presidenza di Napolitano e soprattutto negli ultimi anni, il sistema politico italiano è stato stabilizzato; con il governo Renzi si è raggiunto l’apice di questa, io credo solo apparente, stabilizzazione. La stessa elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica sembra rafforzare ancora di più l’attuale leadership. Ormai del sistema Democratico italiano restano solo macerie sulle quali si erge un uomo solo al comando, davvero riuscirà a mantenere il potere a lungo? Per quanto tempo ancora reggerà l’illusione del “cambiar verso” ?

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