Troppo facile. di Francesco Cecchini

di Francesco Storace. Mettiamola così: di fronte avevamo un esercito in rotta, quello di una sinistra capace di farsi del male da sola. Litigiosa. Rancorosa. E con quel tasso elevato di corruzione generalizzata in ogni parte della penisola che basta a mandare di traverso le giornate a tutti gli italiani. Poi, i franceschielli, dall’ardito paragone di Beppe Grillo, illuso che bastasse scomunicare una candidatura a Genova e un’altra a Parma per poter vincere le elezioni.
Il centrodestra non ha avuto la necessità di fare altro rispetto a quello che chiedono gli elettori. Certo, parlare di esercito regolare sarebbe complicato, ma almeno i tre cecchini – Berlusconi, Salvini e Meloni, ma non certo da soli – non hanno sbagliato mira e hanno costretto rapidamente Renzi e i Cinque stelle ad abbandonare il sipario sotto i fischi dell’uditorio. Ovviamente, il giubilo è tutto da questa parte del campo, con autentiche godurie elettorali che sono destinate a lasciare un segno indelebile.
Aver conquistato tante città rosse è stupendo, Genova, Pistoia, La Spezia, l’Aquila. E poi la fortezza di Sesto Giovanni. E dalle nostre parti aver ritrovato combattente e vincente un colosso della vecchia guardia come Antonio Cicchetti a Rieti (a proposito, Zingaretti ha perso dappertutto, il centrosinistra nel Lazio governa e male un solo capoluogo, Viterbo) è foriero di un buon domani. Impossibile enumerare tutte le vittorie del centrodestra, poche le delusioni, tra queste Padova e Lucca, assieme all’imprevedibile Taranto e all’inaspettata Lecce.
Ma vorrei pregare tutti di restare con i piedi per terra. Anche il Movimento nazionale per la Sovranità porta a casa, con i risultati del ballottaggio, un buon numero di ulteriori consiglieri comunali; ma non sarà sempre così facile. Troppo facile. Non troveremo più sulla nostra strada una coalizione che si fa male da sola come è accaduto.
Ius soli; i regali di tasca nostra alle banche venete; i pasticci elettorali; la legittima difesa a fasce orarie: lo stipendio di Fazio; ma davvero possiamo pensare che continueranno così?
Ecco, guardia alta e smettere di litigare anche perché ci sono stati troppi italiani che a votare non ci sono andati proprio.
Probabilmente si voterà col proporzionale alle politiche; e questo non vuol dire affatto che le larghe intese possano riaffacciarsi. Per il dettaglio che se continua così, il Pd si batte da solo e non avrà i seggi necessari. Berlusconi pare prenderne atto e torna ad insistere col centrodestra unito, sia pure con liste diverse e con una prevedibile pretesa di rispetto personale.
Difficile prevedere come andrà, ma nessuno si illuda che si possa fare a meno di uno solo dei partner della coalizione, e nemmeno di quelli più piccoli.
Un esempio: a Rieti Cicchetti ha vinto per 100 voti. Morena De Marco, nostra candidata nella sua lista civica, 171. Tanto per dire. Unità e basta. L’alternativa, se si cincischia sulla leadership anzichè discutere di programmi per la Nazione, è regalare l’Italia e le regioni che andranno al voto (Lazio, Lombardia e Molise), al derby Pd-Cinque Stelle. Se saremo uniti non ce ne sarà per nessuno.

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