Timidi segnali di ‘ripresa’: Pil +0,1% e Spread -250.

di Redazione. Diamo a Cesare quel che è di Cesare e… al governo quello che è del governo. Seppure in maniera molto flebile e quasi impercettibile arrivano, timidamente, i primi segnali della ‘ripresa’. Il Pil cresce dello 0,1 percento. Lo spread tra Btp e Bund rallenta e torna sotto la soglia dei 250 punti base, a 248. Il rendimento del decennale italiano è al 2,48%.

Troppo poco(!?), ma meglio di prima, ovvero meglio del niente! E metti che con quota 100 e reddito di cittadinanza a regime e la futuribile flat tax, Di Maio e Salvini ci azzeccano e l’economia riparte sul serio? Bè, allora ‘attenti a quei due’, perchè non li ferma più nessuno!

“Dopo due trimestri che avevano fatto presagire i rischi di recessione, l’economia italiana mostra i primi, timidi, segnali di ripresa” anche se sono segnali “ancora caratterizzati da una forte incertezza”. Lo scrive l’Upb nella nota congiunturale di aprile stimando per il primo trimestre 2019 “una variazione congiunturale del Pil dello 0,1 per cento, spinta prevalentemente dalla ripresa della manifattura e una crescita “a ritmi congiunturali analoghi” nel secondo trimestre ma “con margini d’incertezza più elevati”.

“Dopo quattro anni di calo, nel 2018 la propensione al risparmio delle famiglie, la quota di reddito messa da parte, sale all’8,1%”. Lo rileva l’Istat, spiegando che nel 2017 il valore si ferma al 7,8%. Rallenta invece la crescita della spesa per consumi (+1,6% dal +2,7% dell’anno precedente). Sempre nel complesso del 2018 il potere d’acquisto risulta in aumento dello 0,9% su base annua, “confermando la tendenza al recupero in atto dal 2014”, spiega l’Istituto di statistica.

Il potere d’acquisto delle famiglie, ossia il loro reddito disponibile in termini reali, pur recuperando risulta nel 2018 ancora sotto i livelli pre-crisi, inferiore del 6,6% rispetto al 2007. La risalita del potere d’acquisto “ha permesso una lenta ripresa dei consumi”, spiega l’Istat, ma “non un recupero della quota di risparmio” che caratterizzava i comportamenti delle famiglie prima della crisi iniziata nel 2008.

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2 Responses

  1. roberto b ha detto:

    ” Mentre già con i primi effetti del decreto dignità varato a luglio scorso si è invertita la rotta.”
    Per cui da oggi in avanti tutto quello che succederà sarà soltanto farina del vostro sacco , spero non continuerete ad incolpare quelli di prima (ma tra questi ci sono anche berlusconi, maroni, bossi …?)
    un saluto roberto b

  2. Gaetano Pedullà ha detto:

    Che silenzio sul Paese che riparte. L’Istat segnala una nuova crescita della produzione industriale a febbraio ma non ce lo dicono. Ci sono notizie che su certi giornali non ce la fanno proprio a resistere, e nelle edizioni online crollano quasi subito in coda ad altre cento, mentre sui quotidiani di carta si parcheggiano in poche righe in fondo alle pagine interne, quando non sono stravolte per essere spiegate esattamente al contrario.
    Così ieri c’è stato poco da stupirsi nel vedere il dato nazionale sulla produzione industriale letteralmente sparire dai siti delle maggiori testate, superato dalla foto del buco nero, i regolamenti di conti nel Pd dopo l’assoluzione dell’ex sindaco Marino e ovviamente il solito pianto delle grandi imprese sull’economia nazionale e le critiche al Def, cioè le previsioni finanziarie del Governo appena spedite ai controllori di Bruxelles.

    Certo, fosse stato negativo, questo dato sarebbe rimasto in cima, abbondantemente commentato dai competenti del Pd, di Forza Italia e dei loro giornalisti di complemento, ma purtroppo per loro l’Istat segnala una nuova crescita della produzione industriale a febbraio, centrando la seconda variazione congiunturale positiva (+0,8%) dopo quattro mesi di cali. Insomma, la coda delle politiche economiche del precedente Governo ci ha lasciato in mutande, mentre già con i primi effetti del decreto dignità varato a luglio scorso si è invertita la rotta.

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