Tigri, è ancora allarme: ogni anno uccisi almeno 100 esemplari.
Traffic, insieme al Wwf, ha lanciato un appello ai Paesi asiatici perché chiudano le “tiger farm”, centri di allevamento dai quali, secondo la loro denuncia, proviene una parte consistente di pelli, ossa, artigli di tigre sequestrati dall’inizio del secolo, in media due animali a settimana uccisi. Agli inizi del 2000 il 2% delle parti di tigre sequestrate veniva dalle “tiger farm”, percentuale salita al 30% nel periodo 2012-2015. I riflettori della ricerca sono stati accesi soprattutto su Thailandia, Laos e Vietnam. Secondo gli autori del rapporto, questi Paesi hanno fatto pochi progressi significativi per controllare questa fonte di animali per il commercio illegale, i centri stimolano la domanda, incentivando il declino delle tigri in natura. Anche se per la prima volta in un secolo la popolazione selvatica di tigri è ritornata a crescere, in natura restano circa 3mila esemplari. Questo, sottolinea il Wwf, significa che la specie è lontana dall’essere al sicuro. L’allarme resta alto, soprattutto nei confronti dei bracconieri.
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