Tassa sui rifiuti, perché aumenta ogni anno.

Anche chiamata Tari, la tassa sui rifiuti è quel tributo che paghiamo per sostenere tutti i costi del servizio di raccolta ma anche di smaltimento dei rifiuti. A pagare la tari siamo tutti noi che possediamo o deteniamo un locale, che si tratti di un’abitazione, di un ufficio o di un negozio,  o anche un’area scoperta che possa produrre rifiuti. Dunque parliamo di rifiuti non speciali, visto che ad esempio per lo smaltimento amianto a Roma occorre invece riferirsi a una ditta specializzata come Nova Ecologica. La tassa sui rifiuti è annuale e si paga divisa in due rate semestrali, la prima con scadenza il 30 giugno di ogni anno e la seconda il 31 dicembre. In alcuni casi può anche essere suddivisa in tre rate, la prima con scadenza ad aprile, la seconda ad agosto e la terza sempre a dicembre.

Nulla di nuovo né di strano fino a qui, ma ecco la notizia: la tari aumenta di anno in anno nella maggior parte delle città italiane fino ad arrivare al valore complessivo di 9,5 miliardi di euro nel 2018, rispetto ai 4,1 miliardi del 2010. L’allarme lo lancia l’Osservatorio tasse locali della Confcommercio, provando anche a spiegare il motivo di questi continui rincari. La tassa, difatti, aumenta costantemente a causa dello scostamento dai fabbisogni standard, che va a condizionare negativamente i costi di gestione dei rifiuti. Tra le regioni che registrano i maggiori aumenti ci sono il Piemonte, ma anche la Basilicata e la Calabria, al contrario della Toscana e dell’Abruzzo che risultano le più virtuose.

Entrando più nel dettaglio, la Tari pro-capite più cara è quella del Lazio con 261 euro, mentre quella più bassa si paga in Molise con 130 euro. E la Confcommercio denuncia anche un altro aspetto poco piacevole per i cittadini: la tassa aumenta, ma i servizi peggiorano. Soltanto 5 regioni italiane, infatti, conquistano la sufficienza nel servizio di gestione dei rifiuti, ovvero l’Emilia Romagna, la Lombardia, ma anche le Marche, il Piemonte e infine il Veneto. Se poi ci concentriamo sulle attività commerciali, sono soprattutto i fruttivendoli, i fiorai e le pescherie pagare le imposte sui rifiuti più elevate, mentre i peggiori rincari ci sono stati per i ristoranti e le discoteche, ma anche per i negozi di abbigliamento e le librerie.

Secondo il Codacons la tari sarebbe uno dei paradossi italiani. Da un lato un servizio essenziale come quello della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti subisce continui rincari, dall’altro viene esternalizzato quasi sempre dalle amministrazioni locali e peggiora di anno in anno. Si guardi ad esempio il Lazio, che registra un aumento della Tari pro-capite del 7%, contro un servizio ritenuto completamente insufficiente.

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