Tasi e Imu, nessuno ne parla: ma a giugno arriva la stangata!

Il 25 maggio si vota e non tanto per mandare qualcuno degli ultimi trombati alle elezioni di casa nostra ad intascare l’assegno da europarlamentare a Bruxelles – laddove il parlamento europeo conta meno del due di coppe da quando regna… la Troika  ma quanto per dare a Matteo Renzi la dovuta legittimazione che gli verrebbe in maniera indiretta e surrettizia dal voto delle europee. Tanto per dare un colpo di spugna al fatto di essere un presidente del consiglio “nominato” da un parlamento di nominati e da un presidente della Repubblica che lo ha catapultato a Palazzo Chigi senza passare per le urne.

Il 16 giugno, invece, scade la prima rata per il pagamento della Tasi, l’imposta sui servizi indivisibili, e dell’Imu per gli immobili diversi dall’abitazione principale. Ancora nessuno di “loro” ne parla, ma tanti sono i nodi irrisolti di un sistema di prelievo fiscale che doveva servire a semplificare le cose e ad alleggerire la pressione fiscale sulla casa e che invece creerà non pochi grattacapi alle famiglie italiane. Dalle aliquote ai bollettini precompilati, ecco i punti che Matteo Renzi deve ancora chiarire prima che la mannaia del fisco cada sulle case degli italiani:
1) bollettini precompilati: la legge di stabilità aveva previsto l’invio da parte dei comuni dei bollettini precompilati con gli importi da pagare. Il Mef ha poi preparato un provvedimento in cui il bollettino era previsto come opzionale, ma la bozza non è mai stata firmata;
2) quota Tasi inquilini: la legge di stabilità prevede che i comuni paghino una quota compresa tra il 10 e il 30% del tributo, ma non fissa un parametro standard. Non si capisce cosa debbano pagare gli stessi come acconto;
3) pagamento Imu e Tasi: la legge stabilisce che per le seconde case la somma di Imu+Tasi non possa essere superiore ad un’aliquota dell’11,4 per mille (che comprende anche la maggiorazione dello 0,8 per mille concessa ai comuni). Peccato, però, che i comuni che non pubblicheranno le aliquote entro il 31 maggio dovranno pagare un acconto Imu del 5,4 per mille (la metà del 10,6 per mille) e un acconto Tasi dello 0,5 per mille. L’acconto quindi sarebbe misurato su un’aliquota teorica dell’11,6 per mille, per ciò fuori legge;
4) esigenze di gettito comuni: le continue modifiche ai fondi destinati agli enti locali e i tagli della spending review generano insicurezza sulle entrate tributarie dei comuni, che, in ultima istanza, stanno alla base delle decisione sulle aliquota della Tasi;
5) detrazioni: nei comuni che pubblicano le aliquote entro il 31 maggio, anche i proprietari di case dovranno pagare la Tasi. Ma questo aprirà il nodo delle detrazioni, visto che la legge ha deciso di misurare le detrazioni in base ai valori catastali e ai redditi dei proprietari;
6) Tasi per tutti: nei comuni che non pubblicheranno le aliquote entro il 31 maggio, tutti i proprietari di seconde case dovranno versare la Tasi con l’aliquota standard dell’1 per mille (ovvero la metà dell’imposta). questo vuol dire che nei comuni che non applicheranno la Tasi, bisognerà procedere ai rimborsi;
7) immobili in comproprietà: la norma non chiarisce come ci si debba comportare per le case in multiproprietà utilizzate come abitazione principale solo da alcuni proprietari. nei comuni che non pubblicano le aliquote entro il 31 maggio, alcune abitazioni non pagano, mentre altre sì;
8) canone concordato: la legge di conversione del decreto casa prevede un’aliquota del 4 per mille per gli immobili dati in affitto a canone concordato, con la possibilità di aumento o diminuzione del 3 per mille. Per capire le regole degli acconti occorre attendere cosa dirà la legge di conversione del decreto;
9) così uguali, così diverse: l’Imu e la Tasi hanno una radice comune, visto che si calcolano sulla stessa base imponibile. Ma trattandosi di due imposte diverse, per gli immobili diversi dall’abitazione principale, si dovranno versare con codici distinti.
Ma adesso i partiti pensano ad incassare voti. Dopo il 25 maggio passeranno all’incasso delle imposte sulla casa. E a pagare il conto di una crisi di cui non hanno colpe saranno sempre i “soliti noti”!

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *