Taglio del Cuneo Fiscale: la formula magica per salvare l’Italia!

Lotta alla corruzione, caccia all’evasione fiscale, riduzione del costo del lavoro, redistribuzione della ricchezza, tutela, cura e valorizzazione del patrimonio naturale, artistico e culturale, rilancio del “Made in Italy”, dovrebbero essere le priorità di qualsiasi politico eletto dai cittadini per esercitare in Parlamento e nelle Istituzioni la sovranità popolare. 

A queste “priorità assolute”, per la sopravvivenza dell’Italia alle spietate logiche del mercato globale, dovrebbero lavorare tutte le forze politiche, indistintamente tra destra e sinistra, governo e opposizione, percorrendole e attuandole sul binario parallelo delle riforme strutturali del Paese e dell’ammodernamento delle pubbliche amministrazioni. 
Per rilanciare l’economia e ricollocare l’Italia al giusto posto che merita e che le compete, in Europa e nel mondo, per storia, capacità e cultura, la priorità delle priorità è il lavoro! Tradotto in soldoni… più soldi in busta paga ai lavoratori dipendenti, meno soldi e privilegi a dirigenti e manager, sia pubblici che privati! 
Abbassare il costo del lavoro, sarebbe una boccata d’ossigeno per i lavoratori, per le aziende e per l’economia interna del Paese. Sarebbe l’unico intervento utile ed efficace per spezzare quel clima di nefasta depressione che avvolge tutta l’Italia, dalle Alpi a Lampedusa. 
Ridurre il cuneo fiscale, sarebbe come vedere la famigerata “luce in fondo al tunnel” per milioni di cittadini italiani lasciati nelle tenebre di una crisi economica e occupazionale senza precedenti. 
Rilanciare il lavoro, sarebbe una manna per i lavoratori che avrebbero finalmente la possibilità di entrare in un negozio e comprarsi qualcosa, sarebbe un’iniezione di fiducia per le imprese più invogliate a investire e quindi ad assumere personale. 
Ma la politica italiana ha ben altro a cui pensare: la legge elettorale, per spartirsi le poltrone, e l’Imu per mantenere quelle stesse poltrone. 
Questo il male assoluto dell’Italia, che costringe il Paese sull’orlo del baratro, a un passo dal precipizio. Questo il cancro che ci ha ridotti, come siamo ridotti. Senza se e senza ma. 

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