Taglio dei parlamentari? Rimandato a settembre!

di Redazione. Montecitorio la prossima settimana chiude i battenti e va in ferie. E con la chiusura dei lavori parlamentari è rimandato a settembre il via libera definitivo della riforma costituzionale per il “taglio del numero dei parlamentari”. Il testo, in discussione alla Camera, è stato, infatti, inserito nel calendario dell’Aula per la discussione generale per il 9 settembre con inizio delle operazioni di voto previsto per il 10 settembre.

Dopo l’approvazione a Palazzo Madama l’11 luglio, l’esame in Commissione Affari Costituzionali non si è concluso in tempo utile per l’approdo in Aula prima della pausa estiva. La riforma era stata approvata in seconda lettura al Senato nel luglio scorso. La sforbiciata al Parlamento sarebbe di 345 seggi, il numero di deputati e senatori scenderebbe così complessivamente a 600.

Ricordiamo che in Senato il via libera non ha ottenuto i due terzi dei voti parlamentari, maggioranza necessaria per scongiurare la possibilità di una richiesta di referendum sul testo.

Pertanto, entro tre mesi dalla pubblicazione della legge – salvo ulteriori imprevisti – potranno chiedere il referendum un quinto dei deputati o dei senatori o 500 mila cittadini o 5 Consigli regionali.

Tant’è che tra gli addetti ai lavori – dove impazza il “toto-crisi” di governo, e si scommette su chi tra Salvini e Di Maio staccherà per primo la spina al governo giallo-verde, considerati i continui litigi tra Lega e M5s – inizia a circolare l’idea dell’election day, ovvero referendum ed elezioni politiche insieme nella prossima primavera.

Un’ipotesi che sarebbe accarezzata dai 5stelle, intrigati dall’idea di poter sfruttare al massimo l’effetto traino della riforma “anti-casta” da loro fortemente voluta e portarla come scalpo al proprio elettorato, assieme al “reddito di cittadinanza”!

Salvini? Se ne starà lì zitto e buono a guardare come i 5stelle lo sorpasseranno nei sondaggi qualora andasse effettivamente a segno il “taglio dei parlamentari”, o, invece, sarà lui a staccare la spina prima ancora che la Camera approvando il cavallo di battaglia dei pentastellati apra le porte all’election day, tirando la volata a Di Maio e compagni?

Lo scopriremo solo vivendo. E comunque, mai dire gatto se prima non ce l’hai nel sacco!

Ps. Ovviamente – facendo i debiti scongiuri – non possiamo che fare il tifo per la riduzione dei “costi della casta” che, però, per essere definitivamente compiuta dovrebbe tagliare anche i “Mega-Stipendi” dei “Super-impiegati” di Camera, Senato, Quirinale, Csm, ecc, ecc.

Infatti, per completare l’opera di risanamento, di giustizia ed equità, bisognerebbe tagliare anche gli “stipendi d’oro” di tutti quegli impiegati strapagati – rispetto a tutti gli altri dipendenti pubblici – solo perchè occupati nei Palazzi d’oro dello Stato italiano, a differenza dei loro colleghi che a parità di requisiti, percepiscono stipendi da fame!

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