Stipendi bassi e occupazione in calo!

Cala lo spread, ma cala pure l’occupazione, cala il lavoro stabile, cala il reddito dei lavoratori dipendenti e cala pure il potere d’acquisto dei pensionati. Per i cittadini italiani a busta paga sono ancora lontane le retribuzioni dei colleghi europei. Siamo cittadini stipendiati a metà in un contesto europeo dove tutti i lavoratori dipendenti del Vecchio Continente guadagnano almeno il doppio di noi italiani! E per i laureati del Belpaese lo scenario non offre motivi di migliore ottimismo. Questa abbondanza di segni “meno” dovrebbe indurre il Governo a darsi una mossa, ad investire con urgenza in istruzione, ricerca, innovazione, sviluppo e cultura, ad intervenire sul cuneo fiscale e sui prezzi al consumo, anche per il fatto che mentre al contrarsi dell’occupazione negli altri Paesi è cresciuta la quota di occupati ad alta qualificazione, nel nostro Paese è avvenuto l’esatto contrario.
ANCHE MEDICI E INGEGNERI FATICANO A TROVARE LAVORO. Aumenta la disoccupazione (in misura superiore rispetto all’anno passato) fra i laureati triennali: dal 16 al 19%. Ma non solo. Lievita anche, e risulta perfino più consistente, fra i laureati specialistici, quelli con un percorso di studi più lungo (dal 18 al 20%) e fra gli specialistici a ciclo unico come i laureati in medicina, architettura, veterinaria, giurisprudenza (dal 16,5 al 19%). Una tendenza che si registra finanche fra i laureati tradizionalmente caratterizzati da un più favorevole posizionamento sul mercato del lavoro, come, ad esempio, gli ingegneri.
CRESCE LA PRECARIETÀ. Con la sola eccezione dei laureati specialistici a ciclo unico, a un anno dall’acquisizione della laurea diminuisce, fra i laureati occupati, il lavoro stabile. La stabilità riguarda il 42,5% dei laureati occupati di primo livello e il 34% dei laureati specialistici (con una riduzione, rispettivamente, di 4 e di 1 punto percentuale rispetto all’indagine del 2010). Nello stesso tempo si dilata la consistenza delle forme contrattuali a tempo determinato e interinale e del lavoro nero. Quest’ultimo, a un anno, riguarda il 6% dei laureati di primo livello, il 7% degli specialistici, l’11% di quelli a ciclo unico.
BUSTE PAGA PIÙ LEGGERE. Le retribuzioni a un anno dalla laurea (pari a 1.105 euro mensili netti per i laureati di primo livello, 1.050 per gli specialistici a ciclo unico, 1.080 per gli specialistici), già non elevate, perdono ulteriormente potere d’acquisto rispetto alle indagini precedenti (la contrazione risulta compresa fra il 2 e il 6% solo nell’ultimo anno).
IL TITOLO DI STUDIO PERDE PESO. Se è vero che la condizione occupazionale e retributiva dei laureati resta migliore di quella dei diplomati (fino a oggi, nell’intero arco della vita lavorativa, i laureati hanno presentato un tasso di occupazione di oltre 11 punti percentuali maggiore rispetto ai diplomati), è pu vero che l’efficacia del titolo universitario – e cioè ‘utilizzo, nel lavoro svolto, delle competenze acquisite all’università e la richiesta della laurea per l’esercizio della propria attività lavorativa – è in calo rispetto alla precedente rilevazione: il titolo è almeno efficace (ovvero molto efficace o efficace) per 51 triennali su cento (oltre 2 punti percentuali in meno rispetto all’indagine 2010) e per 44 laureati specialistici su cento (-1 punto). L’efficacia massima (81%) si riscontra tra gli specialistici a ciclo unico (-3 punti rispetto a un anno fa).

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *