Stati generali. L’Italia ha bisogno di fatti e non di chiacchiere.

di Redazione. Si apriranno venerdì pomeriggio, nella sala degli Stucchi di Villa Pamphili a Roma, gli “stati generali” dell’economia convocati dal premier Giuseppe Conte.

Il calendario degli incontri, che si dipaneranno fino alla prossima settimana nell’arco di quattro o cinque giornate, è in fase di elaborazione ma dovrebbe partire, venerdì, dai rappresentanti dell’opposizione. Con la maggioranza, prima i singoli ministri, poi i rappresentanti dei gruppi parlamentari, il presidente del Consiglio dovrebbe confrontarsi tra oggi e giovedì per preparare gli incontri con gli interlocutori.

Sabato dovrebbe essere il giorno dedicato ai colloqui di profilo europeo e internazionale, con il collegamento in videoconferenza, tra gli altri, della presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen e del presidente del Parlamento europeo David Sassoli.

Lunedì 15 dovrebbero iniziare i colloqui con le parti sociali, che potrebbero richiedere più di una giornata di lavoro.

Insomma, l’Italia come al solito antepone le chiacchiere ai fatti. E se questo poteva essere un peccato veniale in tempi di normale amministrazione, oggi, quando l’emergenza economica chiede al governo di rimboccarsi le maniche e di passare dalle parole ai fatti, è un peccato mortale.

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1 Response

  1. Antonio R ha detto:

    Con la scusa di occupare l’agenda politica e mediatica per una settimana di fila – perché a questo e nient’altro servono gli “Stati generali dell’economia” – l’ex avvocato del popolo (ieri fischiatissimo alla sua prima apparizione sotto Palazzo Chigi: e sì Giuseppe, fuori dai social la vita è diversa…) sta tentando una renzianissima “mossa del cavallo” nei confronti della tenaglia Pd-5Stelle che, da parte loro, non vedono l’ora di una «svolta» partitocratica che non contempla più il premier buono per tutte le stagioni.
    A questo teatrino da ancien régime messo in campo da Conte e Casalino (con un cotè composto da archistar, membri del Fmi, della Bce e burocrati Ue: tutti di rigorosa osservanza anti-italiana), saggiamente, l’opposizione di destra-centro ha scelto di non partecipare. «Per noi gli Stati generali sono il Parlamento: quello è il luogo del confronto», questa la linea ferma avanzata da Giorgia Meloni sulla quale ieri è riuscita a far convergere sia Matteo Salvini che Antonio Tajani.

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