Statali: rinnovo contrattuale, a chi sì e a chi no.

Chi pensa che ci sono categorie del pubblico impiego che hanno diritto al rinnovo del contratto più di altre, non ha capito proprio un bel niente di come funziona uno Stato democratico e la Pubblica Amministrazione.
E’ come se un medico dedicasse tutte le sue attenzioni solo ad uno degli organi del corpo umano disinteressandosi di tutto il resto dell’organismo! 
Saziare solo “la pancia” dello Stato, ammesso e non concesso che tali attenzioni escludano a priori collassi e infarti, non sarebbe saggio, perché – per dirla alla Meneio Agrippa – lo Stato è come il corpo umano nel quale, come in tutti gli insiemi costituiti da parti connesse tra loro, se collaborano insieme sopravvivono, se discordano tra loro periscono. 
Se le braccia (i dipendenti pubblici) si rifiutassero di lavorare, lo stomaco (camera, senato, governo, ministeri, forze dell’ordine, ospedali, tribunali, scuole, ecc, ecc) non riceverebbe cibo. 
E laddove lo stomaco non ricevesse cibo, non lavorerebbe e non lavorando tutto il corpo, braccia comprese, deperirebbe per mancanza di nutrimento. 
Pertanto, è pura follia accettare “tavoli separati” per i rinnovi contrattuali degli Statali. 
Tutti, a fine mese, devono far i conti con i propri stipendi, siano essi delle forze dell’ordine o meno. Non esiste un diritto al rinnovo contrattuale in base alla funzione svolta. 
Per quanto riguarda, poi, la specificità di funzione si possono discutere specifiche indennità, non certo il diritto al rinnovo dei contratti. 
Ma la verità è che con certi stipendi – al palo da circa vent’anni, dimezzati nel loro potere d’acquisto dalla moneta unica e massacrati da una tassazione senza precedenti – sia il poliziotto che l’ultimo degli archivisti non sa più come iniziarlo il mese. 
E già, perchè “come arrivare a fine mese” appartiene ormai a quel passato che, seppure poco glorioso per la categoria del pubblico impiego, fa comunque rimpiangere ai travet quei rinnovi contrattuali di poche migliaia di vecchie lire, illo tempore sbandierati dai sindacati come “grandi vittorie”!

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