Statali e pensionati, due pesi e due misure: per la Consulta il blocco di stipendi e pensioni è diversamente illegittimo!

Illegittimo secondo la Corte Costituzionale bloccare la perequazione delle pensioni al costo della vita e altrettanto illegittimo bloccare il rinnovo dei contratti e gli stipendi degli Statali. Ma mentre per i pensionati la Consulta ha previsto gli arretrati, per gli statali no! In definitiva Statali e pensionati a dire dei giudici sarebbero diversamente illegittimi per quanto concerne l’adeguamento di salari e pensioni al costo della vita!!! Lo ha deciso ieri la Corte Costituzionale, che ha anche stabilito che la pronuncia non ha effetto retroattivo. Dunque, non vale per il passato, ma solo dalla pubblicazione della sentenza. Una sentenza che rappresenta un vero e proprio “Salva-Renzi”, una sentenza “politica”.

Se la Consulta, infatti, avesse imposto il pagamento degli arretrati, la stabilità del governo, precaria sia politicamente che in termini di bilancio, sarebbe crollata di schianto e il livello di indebitamento avrebbe impedito al “premier senza voto” di usare i margini di flessibilità Ue. Secondo una memoria dell’Avvocatura di Stato, infatti, l’onere della contrattazione nazionale per il personale pubblico relativa al periodo 2000-2015 sarebbe stato non “inferiore a 35 miliardi”, con “effetto strutturale di circa 13 miliardi” annui dal 2016. Il ricorso contro il blocco dei contratti, che ha interessato più di tre milioni di lavoratori, rischiava di provocare un buco di bilancio, nelle condizioni attuali, invece, basteranno tre o quattro miliardi per liquidare la pratica. Adesso il governo, vista la sentenza di illegittimità, dovrà provvedere a sbloccare i contratti e dovrà fare i conti con l’inflazione, che per quest’anno è programmata allo 0,3% ma dal prossimo salirà all’1% per proseguire poi la sua crescita nel 2017. Intanto, il “blocco” ha danneggiato i lavoratori che, in media, in cinque anni, hanno perso circa il 10% della busta paga. In definitiva quella della Consulta è stata una sentenza “politica” che stigmatizza il fatto ormai incontrovertibile di come in Italia la legge non è uguale per tutti, che a rimetterci di tasca propria sono sempre e soltanto i “soliti fessi”, ma che soprattutto scontenta quanti avevano confidato nella possibilità di vedere riconosciuti gli arretrati maturati nel quinquennio di “blocco”. Ma non finisce mica qui. Altre “brutte” sorprese arriveranno dalla riforma della pubblica amministrazione dove gli aumenti di stipendio verranno quasi certamente legati alla “meritocrazia”, delegata al “dirigente-padre-padrone” che sulla scia del “preside-sceriffo” previsto dalla “Buona Scuola” deciderà a sua singolare discrezione ed insindacabile piacimento i più meritevoli: lacchè, ruffiani, adulatori, cortigiani e leccaculo stanno già affilando la lingua!

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