Stangata casa: nessuno ne parla, ma dopo le elezioni, il grande salasso!

Vietato parlare di tasse e delle imminenti scadenze esattoriali sulla casa in campagna elettorale. Molto meglio sventolare gli ottanta euro in busta paga a quei dieci milioni di potenziali elettori in debito di riconoscenza con chi quegli 80 denari glieli ha promessi in cambio di un voto!
Ma nessuno parla della Tasi, la super stangata sulla casa che avrebbe dovuto sostituire l’Imu ma che finisce per sommare l’Imu e la Tari (la tassa sui rifiuti) per generare una maxi-tassa sulle abitazioni degli italiani. La stangata si avvicina e la confusione è ai massimi livelli. Infatti, gran parte tra proprietari e inquilini arriveranno al versamento della prima rata del salasso senza sapere quanto e come dovranno pagare. Inoltre, considerata l’ampia discrezionalità dei comuni nello stabilire la diversa composizione di aliquote e detrazioni, potrebbe portare ad avere addirittura 75mila differenti tipi di Tasi.
Insomma, seppur trattandosi di casa, è un gran casino! Tra le poche cose certe c’è il fatto che i primi a pagare la Tasi saranno i proprietari e gli inquilini delle case date in affitto. In questo caso la gabella si divide in due parti. La prima rata è da pagare il 16 giugno, tra poco più di un mese. Il problema, però, è che moltissimi Comuni ancora non hanno stabilito l’aliquota della Tasi: il termine che in origine scadeva il 30 aprile è stato prorogato al 23 maggio. Per i Comuni che entro il 23 maggio non avranno deliberato le aliquote, la scadenza per il pagamento della prima rata della Tasi è prorogata da giugno a settembre. 
I Comuni, dunque, hanno preso tempo (troppo), e ora – in piena campagna elettorale – nessun sindaco ha voglia di parlare di tasse per non perdere voti.
E gli italiani ancora non sanno quanto e come dovranno pagare il 16 giugno. La legge di Stabilità prevede che, nel caso in cui manchi la delibera del Comune, si deve versare il 50% dell’aliquota base, pari all’1 per mille. Il nodo però è relativo alla quota di Tasi a carico degli inquilini, che oscilla tra il 10 e il 30%, un punto sul quale possono decidere esclusivamente i Comuni. Ma secondo una verifica di Confedilizia, l’associazione che rappresenta i proprietari, i municipi che hanno stabilito con delibera le aliquote Tasi sono poco più di 900 (al 30 di aprile erano solo 300). Di sicuro altri Comuni, da qui a metà giugno, delibereranno. Peccato però che in Italia i municipi siano oltre ottomila. Dunque, numeri alla mano, la stragrande maggioranza tra proprietari e inquilini potrebbe non sapere quanti soldi dovrà pagare.

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