Solo oggi ci accorgiamo che servono più medici, infermieri, posti letto…

di Redazione. Purtroppo o per fortuna siamo il paese del carpe diem. Siamo il paese del bengodi. Pizza e mandolino, finchè la barca va e quando comincia a fare acqua siamo quelli dello “schettiniano” si salvi chi può!

Ma siamo anche lo straordinario popolo delle emergenze, capace di inviare milioni di euro in un sms di solidarietà, bandiere e canti dai balconi, pur di riprenderci la ”normalità” del nostro vivere, un vivere senza infamia e senza lode.

Siamo un popolo che pensa di risolvere i propri problemi non con l’impegno profuso da ogni singolo cittadino che in prima persona dovrebbe dare quel tanto che può e che deve alla collettività, ma delegando ad altri le nostre responsabilità. Magari confidando nel’“uomo solo al comando”, il cosiddetto “uomo forte”, che purtroppo o per fortuna non è ancora arrivato e che se c’è o c’è già stato, non ce ne siamo accorti, se non altro perchè non è mai stato abbastanza “forte” da tirarci fuori dai guai, una volta per tutte!

Sopravviviamo più o meno gaudenti dell’oggi rinchiusi nei confini del nostro “orticello”, ma non pensiamo mai seriamente al domani. Così solo quando capita un terremoto ci accorgiamo che occorre investire di più e meglio per la messa in sicurezza del territorio. Ma poi passata la paura, tutto torna come prima o peggio di prima quando vediamo la gente terremotata ancora costretta a vivere nelle baracche e le città rase al suolo dal sisma ancora oggi nello stato di ieri: un cumulo di macerie senza vita. E così quando capita un’alluvione o una maledetta frana che si porta via centinaia di vite. E così, pure, quando crolla un ponte, una galleria o deraglia un treno.

Insomma, solo davanti alla tragedia ci rendiamo conto di quanto sia necessario ed indispensabile “riaprire i cantieri” e mettere in manutenzione straordinaria un paese che sta letteralmente cadendo a pezzi.

E oggi con l’emergenza Coronavirus, solo oggi – ma chi ha un familiare ricoverato in ospedale già lo sapeva da tempo, come chi in un ospedale ci lavora per un pugno di euro a fronte di turni massacranti, sempre a corto di personale, garze, guanti e posti letto – solo nel dramma di migliaia di infettati e di centinaia di morti al giorno, solo nel mezzo della tragedia ci accorgiamo di quanto c’è ancora da fare per migliorare ed efficientare una sanità pubblica sull’orlo del collasso.

Solo oggi ci accorgiamo che quei miliardi buttati dalla finestra per il reddito di cittadinanza, forse era meglio investirli nella sanità pubblica. Ma passato lo spavento, tutto tornerà tragicamente peggio di prima. Questa è l’Italia, prendere o lasciare.

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