Siamo un paese vecchio, troppo vecchio per essere vero.

L’Italia è un paese vecchio, logoro, stanco, depresso e decadente che si scalda solo per una Imu in meno e per un gol in più! Anacronisticamente diviso in guelfi e ghibellini, bianchi e neri, proprietari di casa e affittuari, operai e imprenditori, dipendenti e professionisti, laziali e romanisti! Siamo un paese vecchio! Le strade sono vecchie, gli ospedali sono vecchi, le scuole sono vecchie, i tribunali sono vecchi! La classe dirigente è vecchia, non tanto fuori, anagraficamente, quanto dentro, mentalmente e professionalmente! E’ il paese sommerso dalle mille scartoffie inutili, tra le quali si muovono con comprovata destrezza e rinnovato consenso popolare faccendieri e imbonitori che sul caos generato dal “vecchiume” speculano traendone le loro personalissime fortune. E’ un paese ingessato dalla burocrazia, un paese che non funziona: una macchina ferma, spenta, senza motore! Inutile e disdicevole metterci ancora benzina! Carte e bolli quando nasci, quando crepi, quando sposi e divorzi, quando compri casa, quando apri “bottega”… per andare al cesso: sempre carte che intasano, affollano e appesantiscono un sistema vecchio che non funziona più e che rischia di crollarci irreparabilmente addosso! Non si fa più una grande opera infrastrutturale dai tempi di Mussolini, non si investe in tecnologia ed energia pulita, in turismo e artigianato, in agricoltura, pesca e pastorizia, le università sfornano “dottorini” che potevano andare bene per il mercato di cinquanta anni fa, ma che oggi vendono pomodori e cavolfiori al mercato rionale! E’ tutto troppo vecchio, fermo, statico, surreale per essere vero, per essere reale! Nessuno ha il coraggio, la voglia, la capacità, la volontà di “cambiare”, neppure una virgola: è tutto fermo! Ed è un vero miracolo che il sistema ancora regga. Ma fino a quando?

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