Siamo un Paese ridicolo.

Siamo un Paese ridicolo e la maiuscola di Paese è ancora spesa quale ultimo baluardo di speranza per chi non vuole arrendersi, mai! La burocrazia ci ingabbia, ci attanaglia e ci strangola, togliendoci il respiro della libertà. Una per tutte? La giustizia italiana. E’ lenta, complicata e farraginosa, arriva a sentenza, se, come e quando ci arriva, a babbo morto! Dal furtarello alla semplice multa, dalle stragi agli omicidi, tribunali, commissioni e sottocommissioni s’impantanano in anni e anni di indagini e adempimenti procedurali.
Tant’è che alla fine imputati e testimoni – quando ce la fanno a sopravvivere all’incedre del tempo – fanno fatica a ricordare i fatti e le prove sbiadiscono e smagliano come cenci al vento. Ascoltare i tg, leggere i giornali – globalizzati e massificati dell’informazione unica – per apprendere che oggi a 40 anni di distanza esiste ancora una Commissione parlamentare di inchiesta sul “Caso Moro”, davanti alla quale per l’ennesima volta un sacerdote-amico-confessore del leader democristiano assassinato dalle Br viene ascoltato per ribadire di non aver mai confessato Aldo Moro durante la sua prigionia e di non aver mai fatto pervenire oggetti o documenti allo statista democristiano nel “covo” di Via Gradoli, è semplicemente ridicolo! Così come rischiano di cadere nel ridicolo, tutti quei casi ancora irrisolti, tutti quei processi ancora aperti su stragi, assassini e reati di ogni ordine e grado a capo dei quali non si arriva mai e le cui prove e testimonianze a distanza di decenni appaiono assai improbabili! Ma s’indaga, s’investiga, si raccolgono prove ‘inquinate’ dal trascorrere del tempo, si riesumano cadaveri ormai scheletriti, e si fanno test, sopralluoghi, prove, riprove, Dna… le vittime attendono per anni giustizia, i colpevoli, ma a volte innocenti, passano anni terribili e i cittadini pagano il costo salatissimo di una giustizia che non funziona! Siamo un Paese ridicolo!

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