Se bastasse una laurea per fare un buon politico, l’Italia non si troverebbe in queste condizioni.

Quando non si hanno scandali e ruberie da snocciolare nel proprio curriculum di ‘politico’, allora l’avversario si attacca a tutto, finanche al titolo di studio! E’ quello che sta succedendo a Luigi Di Maio, leader dei 5stelle, colpevole di rappresentare milioni e milioni di cittadini e di essere il candidato premier del primo partito italiano, ma senza essersi prima laureato.
Come se la ‘laurea’ fosse il lascia passare per la buona politica, il buon governo e la buona amministrazione dello Stato. La storia italiana è costellata da centinaia di personaggi dalle alterne fortune politiche, con o senza laurea. Grandi uomini e donne, piccoli uomini e donne, a prescindere dal titolo di studio conseguito. Perchè non è ‘il titolo’ a fare ‘la persona’, ma semmai l’esatto contrario. Non ci perdiamo qui in esempi e citazioni di politici che hanno fatto cose pregevoli o disastrose per il popolo italiano, come Benito Mussolini che era un ‘maestro elementare’, Massimo D’Alema che ha la maturità liceale come ce l’aveva Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante, Silvio Berlusconi che è laureato in legge come pure Romano Prodi, Mario Monti ed Elsa Fornero che sono addirittura professori universitari, e così via.
Il titolo di studio non ha mai condizionato le azioni e le scelte politiche degli addetti ai lavori. Perchè in politica quel che conta è la faccia tosta, l’arguzia, il fiuto, l’intelligenza, la lingua sciolta e, soprattutto oggi, il saper stare in televisione: titolo di studio, competenza, onestà, merito, sono dettagli del tutto trascurabili che i leader di turno affidano agli studi legali e contabili o ai consulenti dei vari settori. Del resto, se bastasse una semplice ‘laurea’ a fare un buon politico l’Italia non si troverebbe nel miserando stato in cui versa ormai da troppo tempo.

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