Salvini va a processo per la Open Arms.

di Attilio Runello. Matteo Salvini è stato rinviato a giudizio per la vicenda della Open Arms, nave di una Ong spagnola – più precisamente di una organizzazione catalana – che non si adoperava per salvare vite lungo le coste fra la Spagna e il Marocco ma lungo quelle fra la Libia e l’Italia perché diffidata dal governo – di sinistra – spagnolo, che aveva comunicato al responsabile dell’organizzazione che la nave non aveva una licenza per effettuare salvataggi e che rischiava una sanzione che poteva arriva a circa un milione di euro.

Nonostante questo avvertimento il governo spagnolo aveva offerto un porto sicuro alla Open Arms quando aveva salvato naufraghi che voleva sbarcare in Italia.

Si ripeteva una vicenda simile a quella di Rackete, la comandante tedesca che con nave battente bandiera non italiana salvava naufraghi che voleva sbarcare in Italia. In quel caso la comandante non aveva ricevuto alcuna autorizzazione dal governo tedesco a portare i naufraghi in Germania.

Naturalmente può essere considerato deplorevole tenere in mare degli esseri umani su una imbarcazione che non è certo attrezzata per ospitare naufraghi. Forse ha agito in modo più opportuno la Lamorgese che è riuscita con dei controlli a tenere ferme le navi delle Ong a volte per mesi perché con un equipaggiamento non a norma.

Tuttavia sotto la gestione di Salvini il flusso degli sbarchi si era ridotto a poche migliaia in un anno mentre lo scorso anno si è arrivato a trentacinquemila e quest’anno si sono già superati gli ottomila.

Ma che cosa si può fare allora per limitare il numero degli sbarchi? Innanzitutto prendere coscienza che siamo un paese che di fronte alle emergenze manca di quelle capacità organizzative che sarebbero necessarie. Per ridare case ai terremotati i tempi superano i dieci anni. Siamo un paese con la piaga delle alluvioni. La tecnologia per evitarle esiste ma non siamo in grado di metterla in atto e tutti gli anni contiamo i danni. In estate la piaga è quella degli incendi del nostro patrimonio boschivo. Ci siamo organizzati per spegnerli quando bruciano ettari di terreno e di alberi ma non per evitare che i piccoli focolai vengano subito spenti.

Lo stesso vale per gli alloggi popolari da dare a chi ne ha bisogno. A fronte di un patrimonio dei comuni di centinaia di migliaia di alloggi molti sono gli italiani e gli stranieri che vivono in sistemazioni di fortuna.
Perché non prendiamo atto che siamo un paese che fa fatica a gestire l’ordinario e che di fronte alle emergenze è costretto a chiedere sacrifici? Perché non prendiamo atto che a questi emigranti – di cui peraltro solo un quinto ha diritto a ricevere un permesso di soggiorno – possiamo offrire molto poco?
Non lo facciamo per un certo orgoglio ingiustificato, quello che l’anno scorso ci faceva dire che di fonte al Covid avevamo il miglior sistema sanitario del mondo. Un sistema sanitario che spesso è sotto accusa per “mala sanità”, un sistema che l’anno scorso in questo periodo non sapeva dove andare a prendere le mascherine.

Se proprio vogliamo vantarci di qualcosa facciamolo del nostro patrimonio artistico che il mondo ci invidia, che abbiamo per nostra fortuna  ereditato e che non sempre siamo in grado di mantenere in modo adeguato.

You may also like...

1 Response

  1. roberto b ha detto:

    Assurdo!! Per salvare una persona ci vuole la licenza. Debbo stare attento a non dare la mano ad una persona che cade in un canale.
    un saluto roberto b

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *