Salvatore Parolisi: un’altra vita ancora… di Michela Chiapperini

di Michela Chiapperini. Ennesima tempesta per la famiglia Rea: è di qualche giorno fa l’indiscrezione di una nuova vita per Salvatore Parolisi.

Il 18 aprile 2011, un efferato omicidio si consumò a Ripe di Civitella in provincia di Teramo: la vittima una ragazza di soli 29 anni, Carmela Rea, conosciuta e chiamata da tutti Melania. La sua unica colpa, a detta di chi ben la conosceva e la frequentava, era quella di amare profondamente suo marito e la famiglia che avevano creato insieme mettendo al mondo la piccola Vittoria. Colpa per lei fatale, Melania Rea fu uccisa nel bosco delle Casermette da 35 coltellate inferte con ferocia nella regione addominale, sulle cosce e dietro la schiena, provocandone così diverse emorragie che la portarono alla morte. L’analisi della scena del crimine, le indagini e un lungo percorso giudiziario sancirono la colpevolezza e la condanna del marito Salvatore Parolisi, ex caporalmaggiore dell’Esercito. Il 13 giugno 2016 fu condannato a 20 anni di carcere ed anche la perdita della patria potestà: con questa decisione la piccola fu affidata ai nonni materni.

Per la famiglia Rea, come spiegato più volte dal padre e dal fratello Michele, la condanna di Salvatore Parolisi, non fu una vera e propria vittoria. Dopo che la macchina della Giustizia aveva dato un volto all’ assassino di Melania che lo associò a quello di un loro parente stretto ma soprattutto al papà della piccola Vittoria – che all’epoca dei fatti aveva poco meno di due anni – fu un duro colpo.

Oggi Vittoria Parolisi gode di una nuova vita, lontano da colui che uccise brutalmente sua madre, affidata – come detto- ai suoi nonni materni con le difficoltà che deve affrontare una figlia, privata tragicamente del suo principale punto di riferimento. Ma, a quanto pare, anche Salvatore Parolisi potrebbe godere di una nuova vita.

Difatti, a quasi 10 anni dalla sua reclusione, l’ex soldato sembra aver dimenticato l’orribile evento delittuoso per cui gli è stata privata la libertà. Parolisi viene descritto come un detenuto “modello” e grazie alla sua buona condotta potrà usufruire di permessi premio e uscire dalla casa circondariale di Bollate dove è rinchiuso attualmente. Ha scelto di rifarsi una nuova vita iniziando proprio dal carcere: studia Giurisprudenza e si presta ad ogni tipo di lavoro ed attività proposta all’interno della struttura carceraria. Questo gli consente di poter presentare domanda di semilibertà – concessa ai detenuti che sono arrivati a scontare metà della pena assegnatagli – agli organi competenti per continuare la sua vita “fuori dalle sbarre”. Un suo diritto questo previsto dalla Legge che concede una o più licenze (1) di durata non superiore complessivamente a 45 giorni all’anno (art.52 ordinamento penitenziario).

“Per noi sarebbe come uccidere di nuovo Melania”, ha dichiarato con disperazione Michele Rea, il fratello della vittima, aggiungendo a suo avviso che “la pena non è stata esemplare, ma ora concedere anche dei premi significa dimenticare chi è la vera vittima. Le condanne per chi commette un omicidio del genere sono ormai simili a quelle di chi spaccia o rapina, invece dovrebbe esserci una differenza netta. Credo che questo sia un pensiero non solo mio, ma di tutti gli italiani che si immedesimano con la famiglia Rea, perché un lutto del genere può capitare a tutti. I giudici che nel caso valuteranno se concedere o meno i permessi dovrebbero riflettere su che cosa ha fatto Parolisi, che tra l’altro non si è mai pentito: ha ucciso la moglie e lasciato senza madre una bimba di appena due anni” (2).

Una semilibertà, come era prevedibile, difficile da accettare per una famiglia distrutta dal dolore e dalle brutalità che hanno posto fine alla vita di Melania.

I familiari della vittima però hanno ancora qualche giorno per “metabolizzare” questa concessione “premiale” giunta come l’ennesima “pugnalata”: infatti, data l’attuale emergenza per il pericolo di contagio al Covid-19, il militare resterà ancora recluso e la sua domanda rimandata a “tempi migliori”.

Tutto ciò non rappresenta certamente un sospiro di sollievo per la famiglia Rea che dovrà comunque
affrontare il susseguirsi degli avvenimenti.

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(1) L’art.102 reg. penit. disciplina l’esecuzione delle licenze ai condannati semiliberi e agli internati.
(2) https://www.ilrestodelcarlino.it/ascoli/cronaca/omicidio-melania-rea-salvatore-parolisi-1.4768839

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