Salari e Pensioni devono essere adeguati al costo della vita. Lo impone la Costituzione.

I soldi non ci sono! Questo l’S.O.S. del governo a lavoratori dipendenti e pensionati, ovvero ai “soliti fessi” che pagano fino all’ultimo centesimo di fiscalità, ma che poi si vedono calpestare tutele e diritti conquistati dopo 40 anni di lavoro.  Per contro i diritti acquisiti valgono solo per la casta, che mantiene intatti stipendi d’oro, vitalizi e privilegi. Non è vero che i soldi non ci sono, non è vero che i soldi sono finiti, è una balla! I soldi ci sono, e ce ne sono pure tanti, ma solo per gli amici degli amici che sperperano il denaro pubblico con sprechi e ruberie di ogni genere e grado e con opere pubbliche che costano allo Stato cento volte il prezzo di mercato e che crollano il giorno dopo l’inaugurazione!
 Ma si da il caso che a controllare abusi e soprusi di una classe dirigente schiava dell’affarismo, avida di ricchezze e potere e serva della Troika, di tanto in tanto intervenga la Corte Costituzionale che oggi ha intimato al governo la restituzione dei denari relativi alla perequazione automatica del trattamento pensionistico al costo della vita a tutti quei pensionati che si sono vista congelata la pensione dai governi Monti, Letta, Renzi, e che domani farà suonare la stessa sirena anche per tutti quei lavoratori dipendenti ai quali il governo ha bloccato il rinnovo dei contratti… sine die! Purtroppo per ‘lorsignori’ esiste ancora una Carta Costituzionale, che seppure violentata da governi mai eletti dai cittadini, contiene baluardi insormontabili a difesa del lavoro, dei lavoratori e dei pensionati,un monito rivolto a chi sta portando avanti un vile gioco al ribasso nel mondo del lavoro. L’Articolo 36 della Costituzione – mica un tweet – ammonisce: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.”. E in fatto di tasse l’Articolo 53 stigmatizza: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Nonostante ciò, c’è chi ipotizza un’altra valanga di tasse ai danni dei “soliti fessi” per ottemperare alla restituzione del maltolto. Ma anche qui interviene la Consulta: “La Costituzione non impone una tassazione fiscale uniforme, con criteri assolutamente identici e proporzionali per tutte le tipologie di imposizione tributaria, ma esige un indefettibile raccordo con la capacità contributiva, in un quadro di sistema informato a criteri di progressività, come svolgimento ulteriore, nello specifico campo tributario, del principio di eguaglianza”. Insomma, la Costituzione non impone la tassazione di una sola categoria di cittadini nè tantomeno retribuzioni da fame come accade di questi tempi, bensì garantisce l’equità fiscale e la rivalutazione monetaria di salari e pensioni in relazione al costo della vita, per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, delle libertà fondamentali e del principio di eguaglianza. Ma “loro” – dopo aver stuprato lo Statuto dei Lavoratori  sono capaci di tutto, persino di violentare la Costituzione. 

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *