Rinnovabili: 30 Intellettuali scrivono a Monti.

di Gianfranco Amendola, Paolo Berdini, Remo Bodei, Nicola Caracciolo, Pier Luigi Cervellati, Piero Craveri, Vezio De Lucia, Pier Giovanni Guzzo, Maria Pia Guermandi, Adriano La Regina, Giacomo Marramao, Ruggero Martines, Antonio Paolucci, Rita Paris, Gaia Pallottino, Desideria Pasolini dall’Onda, Mario Pirani, Stefano Rodotà, Bernardo Rossi Doria, Giorgio Ruffolo, Carla Sepe, Salvatore Settis, Mariarita Signorini, Mario Signorino, Vittorio Emiliani ( presidente Comitato per la Bellezza), Dante Fasciolo (presidente Movimento Azzurro), Rosa Filippini (presidente Amici della Terra), Alessandra Mottola (presidente Italia Nostra), Carlo Alberto Pinelli (presidente Mountain Wilderness), Carlo Ripa di Meana (presidente Comitato Nazionale per il Paesaggio).
Lettera aperta al Professor Mario Monti Preidente del Consiglio.La bozza di Decreto sulle energie rinnovabili che sta per essere emanato recepisce solo parzialmente e con grande ritardo l’allarme lanciato più volte da una parte dell’associazionismo ambientalista e da una miriade di comitati locali, per gli incentivi mal gestiti e fuori misura che col passare del tempo hanno finito col pesare ingiustamente sulle bollette dei cittadini e delle imprese, hanno permesso infiltrazioni della malavita organizzata nel settore dell’eolico e hanno contribuito alla inutile devastazione di troppi preziosi paesaggi italiani.Nelle premesse di tale bozza, il Governo riconosce finalmente che è stato sbagliato privilegiare lo sviluppo di energia rinnovabile elettrica rispetto ai settori delle rinnovabili termiche, della cogenerazione, dei trasporti e dell’efficienza energetica, settori assai più vantaggiosi in termini economici, di minor impatto ambientale e di maggior ricaduta sull’economia nazionale. Il Governo inoltre sottolinea che in molti Paesi d’Europa sono in corso ripensamenti anche drastici riguardo al sostegno alle rinnovabili elettriche a motivo del loro costo eccessivo in rapporto ai risultati. sostenibile in tempi di ristrettezze.Noi non possiamo che sottoscrivere l’intenzione del Governo di perseguire lo sviluppo delle energie rinnovabili in modo più virtuoso e più efficiente rispetto a quanto accaduto finora: non sarebbe accettabile continuare a garantire rendite di tipo speculativo a spese di cittadini e imprese che già pagano la crisi, spesso con effetti drammatici. A ciò si aggiungono gli “effetti collaterali” negativi dei mastodontici impianti delle torri eoliche che limitano pesantemente la qualità della vita di chi è costretto ad abitare nelle vicinanze, danneggiano la biodiversità, degradano il patrimonio culturale , naturale , paesaggistico dell’Italia e l’immagine stessa della nostra Nazione.Temiamo, però, Signor Presidente del Consiglio, che le misure definitive che verranno adottate non risultino del tutto coerenti con le premesse del decreto e lascino spazio a interpretazioni ambigue e a facili aggiramenti. Temiamo soprattutto insidiose marce indietro, sull’onda delle scontate contestazioni di coloro che per anni hanno goduto delle rendite speculative riservate a due sole fonti, l’eolico e il fotovoltaico, le più conosciute fra tutte le rinnovabili ma anche le più discutibili in termini di risultati e di costi a carico della collettività.Gli incentivi concessi fin qui hanno favorito una espansione del fotovoltaico così imponente da permettere al nostro paese di raggiungere i traguardi indicati dall’Europa con ben otto anni di anticipo; dunque nulla vieterebbe di procedere alla soppressione o almeno a un radicale ridimensionamento degli incentivi all’eolico, divenuti evidentemente superflui, insieme a una più rigorosa e restrittiva identificazione dei siti adatti a ospitarne gli impianti, in analogia col recente provvedimento per l’esclusione degli incentivi ai pannelli fotovoltaici installati sui suoli agta sarebbe la misura veramente coerente con le premesse del decreto, considerando l’inaccettabile squilibrio tra costi e benefici della produzione di energia dal vento. Infatti se da un lato è indubbio che la comparsa, lungo i crinali delle nostre colline o in luoghi adiacenti a monumenti di rilevanza storica e artistica, di centinaia di enormi aerogeneratori, provochi una radicale e irreversibile alterazione dei valori identitari, culturali, estetici del paesaggio italiano, dall’altra il loro contributo alla soluzione del problema energetico rimane e sempre rimarrà irrilevante, vista la bassa ventosità media dei siti italiani, equivalente ad appena 1500 ore l’anno (a fronte delle 2000 ore ritenute indispensabili in Europa per rendere competitivi gli impianti eolici).
La Costituzione italiana stabilisce che il paesaggio è un bene primario. Di conseguenza crediamo che le sue alterazioni non dovrebbero essere negoziabili al di fuori di circoscritti motivi di eccezionale gravità e urgenza, nonché di comprovata utilità per l’intera comunità nazionale. Noi siamo certi che non sia questo il caso.

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