Riforma delle Pensioni: più flessibilità in uscita per favorire il ricambio generazionale.

di Redazione. Il tema delle pensioni, con “Quota100″ al tramonto, non è più rinviabile. Per contro la riforma “Monti-Fornero” rischia di compiere i suoi primi 10 anni da quando è stata varata e rende evidente la necessità di intervenire in materia previdenziale anche perchè più che di una riforma si è trattato di un vero e proprio taglio chiesto dall’Europa, con un intervento drastico a spese dei lavoratori.

Adesso occorre una “vera riforma” del sistema pensionistico. E i sindacati vanno in pressing sul governo perché si riapra subito il tavolo delle trattative, prima dello stop definitivo a Quota100 previsto per fine anno, prospettando nuova flessibilità in uscita a partire dai 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, intervenendo all’evento online ‘Cambiamo le pensioni’ ha dichiarato: “Un sistema puramente contributivo non esiste al mondo se non in Cina. Un sistema contributivo che riconosca discontinuità e differenze tra lavori più e meno gravosi non può essere puramente contributivo, ma prevedere elementi di solidarietà. Per quanto ci riguarda è evidente che qualsiasi sistema pensionistico deve avere un impianto di questa natura e un’idea in cui la creazione di nuovo lavoro, stabile, sicuro e con diritti, è la condizione per reggerlo. Questo vuol dire che al Governo – mentre chiediamo di aprire una trattativa per la riforma del sistema pensionistico – stiamo chiedendo di fare una riforma fiscale per combattere l’evasione e aumentare le entrate; stiamo chiedendo di rendere esigibile l’applicazione dei contratti nazionali di lavoro; di combattere il lavoro nero; di avviare investimenti che creino nuovo lavoro e diano prospettive ai giovani. Allo stesso tempo diciamo anche che vogliamo modificare la riforma Fornero, anche perché l’età media con cui un giovane oggi rischia di andare in pensione è di 70 anni”, conclude il sindacalista.

Pertanto la Riforma del Sistema Previdenziale è strumento fondamentale per il rilancio del paese e per combattere la crisi economica, il disagio sociale e la disoccupazione giovanile.

Alla fine di quest’anno si conclude la sperimentazione triennale di “Quota100” con la possibilità di uscita anticipata e senza penalizzazioni con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi ed il rischio è quello di ritrovarsi con il pensionamento di vecchiaia a 67 anni, a meno che non si abbiano 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le lavoratrici). 

67 anni sul posto di lavoro sono troppi per tutti. Sono troppi per chi va in pensione con “poca pensione”, in termini di assegno previdenziale, e sono troppi soprattutto per i giovani che aspettano da troppo tempo un posto di lavoro.

Proprio per questa ragione servirebbe il turn-over generazionale: non si possono tenere sul posto di lavoro le persone fino a 70 anni e i giovani a casa a girarsi i pollici sul divano! 

Il paese ha bisogno di nuove energie, di una nuova spinta vitale per poter ripartire!

Quindi maggiore flessibilità in uscita con una pensione assimilabile all’ultimo stipendio percepito, senza penalizzazioni a carico dei lavoratori, per incentivare il collocamento a riposo dei più anziani e favorire l’ingresso dei più giovani nel mondo del lavoro con retribuzioni adeguate alla professionalità richiesta e soprattutto al costo della vita.

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