Riforma del processo penale: via libera dal Senato.

di Valeria Zeppilli. Il DDL di Riforma del processo penale ha passato il vaglio del Senato, con 156 voti a favore, 121 voti contrari e un astenuto e ora si appresta a tornare all’esame della Camera. Tra le varie cose, il testo licenziato prevede l’aumento di pena per l’estorsione aggravata, per il furto in abitazione, per lo scippo, per la rapina e per lo scambio
elettorale politico-mafioso. La delega si occupa anche di intercettazioni, con la previsione di una serie di misure utili a garantire la riservatezza dei cittadini, l’uso dei trojan con comando attivato da remoto e una nuova fattispecie di reato integrata da chi diffonde immagini o conversazioni telefoniche captate in maniera fraudolenta al fine di infangare la reputazione dell’interessato e punita sino a 4 anni. A quest’ultimo riferimento, in ogni caso, è esclusa la punibilità laddove le registrazioni sono prova in un processo o sono utilizzate per difesa o per diritto di cronaca. Con il DDL si punta anche a risparmiare sul budget necessario per le intercettazioni, dimezzandolo. Un altro aspetto rilevante del testo approvato dal Senato riguarda, poi, la prescrizione dei reati, con la previsione di alcune ipotesi di sospensione e di altre ipotesi di decorrenza posticipata (in caso di alcuni reati in danno di minori a partire dal compimento della maggiore età della vittima). In ogni caso, non è possibile l’aumento a più della metà del tempo necessario per la prescrizione di corruzione, concussione e peculato. Merita inoltre di essere segnalata la previsione in forza della quale i PM avranno al massimo tre mesi (prorogabili per altri tre) a partire dal deposito degli atti delle indagini preliminari per chiedere il rinvio a giudizio dell’indagato o l’archiviazione. Il mancato rispetto di tale limite comporta l’avocazione obbligatoria da parte del procuratore generale presso la Corte d’appello. In ogni caso, per i reati di mafia il termine si estende sino a quindici mesi. La riforma in cantiere tocca anche le norme penitenziarie, con la garanzia del pluralismo e della libertà di culto, la semplificazione delle modalità di accesso ai benefici carcerari per i detenuti che abbiano tenuto una buona condotta, il miglioramento delle tutele e delle agevolazioni previste per le detenute madri, il sostegno all’esercizio dei diritti civili, l’aumento delle opportunità di lavoro retribuito durante la detenzione, il potenziamento dell’assistenza psichiatrica e l’integrazione dei detenuti stranieri. Il DDL, infine, cancella i manicomi giudiziari e prevede l’introduzione delle “Rems” (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) per i detenuti che siano affetti da disturbi psichici conclamati.

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