Rifiuti, proposte concrete per passare dall’emergenza alla visione, diversamente.

di Antonio Ferrante. Quella dei rifiuti, prima che emergenza, ha ormai raggiunto nelle grandi città la dimensione di catastrofe ambientale, sanitaria, sociale ed anche economica, viste le “cartoline” con i cumuli a fare da sfondo che sempre più turisti condividono sui social.
Le amministrazioni locali, con le casse più che vuote, cercando soluzioni per lo smaltimento che non accrescano le voragini dei bilanci, le regioni e lo Stato, oltre i proclami e qualche raro esempio virtuoso, latitano.
Aggiungiamo, per completare il quadro, che rispetto ai rifiuti, diversamente ad esempio dal rispetto dei limiti di velocità, non esiste “l’ebbrezza” per il singolo di inquinare ma semplicemente le ristrettezze economiche, che costringono ad acquistare prodotti economici e quindi iperconfenzionati, e dall’altro lato il poco tempo, portano inevitabilmente alla produzione di scarti non riciclabili che si ammassano davanti casa nostra.
E’ quindi tempo di immaginare una “rinconversione” delle singole economie domestiche con interventi, tanto sul piano locale quanto nazionale, orientati alla riduzione dei rifiuti attraverso incentivi concreti, introduzione di obblighi specifici nei confronti della grande distribuzione e un serio rafforzamento dei programmi di educazione ambientale da introdurre nelle scuole e in generale da diffondere attraverso i media.
Sul piano nazionale va promosso l’uso dei depuratori per l’acqua domestica perchè se in teoria l’acqua dei rubinetti è potabile, in pratica ogni italiano consuma 196 litri di acqua in bottiglia l’anno.
Pensiamo a quante migliaia di tonnellate di plastica sparirebbero dai nostri cassonetti se ognuno la prendesse dal rubinetto, se incentivato fiscalmente, oltre al risparmio nel medio periodo rispetto all’acquisto dell’acqua in bottiglia. I costi per le amministazioni, tra l’altro, verrebbero ammortizzati dal maggior consumo di acqua pubblica a prezzi che, per il cittadino, sarebbero in ogni caso inferiori.
Così Rispetto alla grande distribuzione, oggi primo luogo di acquisto per chi ha poco tempo e ancora meno denaro, è necessario introdurre l’obbligo di riservare spazi adeguati alla vendita di prodotti “alla spina”, che una volta consumati non produrrebbero più i contenitori che gettiamo via. Anche in questo caso, oltre al risparmio immediato per i consumatori, vanno pensate politiche di sostegno proiettate ad eliminare progressivamente l’usa e getta.
Altro aspetto importante sul piano locale, i comuni devono dotarsi di centri di riuso in ogni circoscrizione,nei quali i cittadini possano consegnare oggetti che non servono più, dai vestiti ai mobili agli elettrodomestici vecchi, che verrebbero prima messi a disposizione di chi ne ha bisogno attraverso i vari strumenti di condivisione o rivenduti in blocco, come capita, ad esempio, con i tappi di plastica (non ci crederete, ma hanno mercato perchè riciclabili).
Stesso discorso per il ritorno al vetro, soprattutto nei locali, o per il consumo a chilometro zero, passo dopo passo vedremo svuotarsi il nostro cestino e il cassonetto accanto casa, magari risparmiando anche qualcosa.
Un percorso che #diversamente ci porterà ad uscire dall’emergenza e entrare in una visione del futuro che fino ad oggi è mancata.

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4 Responses

  1. Flavio Ins. ha detto:

    Paghiamo un mucchio di tasse sulla spazzatura, anche sulle seconde case che si aprono una volta all'anno per pochi giorni, ma è sempre il solito problema:strade sporche, cassonetti strapieni e discariche insufficienti, oltre all'eterno problema dello smaltimento dei rifiuti.

  2. antonio ferrante ha detto:

    Occorre una visione, ma sono tutti interventi a costo quasi zero.

  3. Aurelia Paradiso ha detto:

    Incredibile, semplicemente incredibile

  4. Pinetta Carcanò ha detto:

    Con le montagne di gabelle, tasse, ecc. come è possibile???

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