Resistenza partigiana.

di Guido Occelli. Non ho la presunzione e l’arroganza di certi dotti storici, tra cui troviamo i negazionisti, gli occultatori e gli esaltatori di determinati fatti, detrattori degli avvenimenti a loro uso e consumo. Siamo in un periodo molto lontano e diverso dalla storia che molti tirano in ballo come se fosse ancora argomento attuale. Sento parlare di Partigiani in modo confuso, ideologico e strumentale. In realtà povero di contenuti realistici e ricchissimo di ipocrisia.
L’istruzione media del nostro paese è di diplomati che volenti o nolenti, hanno studiato la storia “contemporanea”, anche se troppo spesso scritta su libri aggiornati un anno si e l’altro pure, con forbici e colla, senza mai cambiare stile e contenuti, volutamente di parte, insegnati da docenti di parte. Vorrei mettere ordine o semplicemente richiamare la memoria sugli eventi storici realmente accaduti e narrati sui libri di storia di terza media, che tra le righe spiegavano velatamente il panorama dell’epoca. Il movimento di Resistenza Partigiana che viene tirato per la giacchetta in più occasioni, nei momenti di crisi di determinati schieramenti politici oggi, è completamente inopportuno e efficacie solo per chi non ha più presente i più semplici dettami della storia. Si accosta il movimento Partigiano all’antifascismo e questo è vero solo in parte, in effetti molti dissidenti, disertori alla leva e poi disertori alla Guerra, si diedero alla macchia in un paese che cercava ancora la propria identità nazionale, appena accennata dalla Prima Guerra Mondiale del ’15-’18 e reduce di un unità di Italia, dove si era fatta l’Italia ma non ancora gli Italiani, dove buona parte del territorio era in mano ai briganti che non intendevano cedere il loro potere a uno Stato che non volevano, l’altra era i mano a un baronato schiavista che ben si guardava di cedere al potere popolare. Il paese era ancora diviso tra monarchici, anarchici, clericali, anticlericali, baroni e molti simpatizzanti del movimento sovietico comunista, esploso con la rivoluzione del 1917 di Lenin. Il fascismo fu l’unico elemento legante del paese, rifacendosi all’antico e glorioso Impero Romano. Ricordo che il periodo storico necessitava di una certa durezza, dove la democrazia come la conosciamo oggi, non era un concetto diffuso e applicabile, ciò significa che il periodo non può essere misurato con il nostro attuale metro di misura, ma quello allora presente e fattibile, neanche nei paesi che spesso indichiamo migliori di noi, vedi gli Stati uniti che a quel tempo conosceva ancora le discriminazioni bianchi e neri, dove i neri erano meno di bestie e al minimo errore erano arsi vivi in pubblica piazza, la Francia, l’Inghilterra, l’Olanda e Belgio erano paesi colonizzatori dell’Africa a quel tempo, e non lesinavano di distruggere popolazioni intere che resistevano all’occupazione. Nell’U.R.S.S. (dimenticata sigla dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), l’attuale Russia, da più di 20 anni si massacravano nel più totale silenzio della cortina di ferro, ebrei, zingari, gay, malati e dissidenti o non allineati al regime (cosa che sembra esserci ancora oggi in quell’immenso paese), per non parlare della Cina di Mao Tse-tung e di tantissimi esempi dell’epoca. Fino al 25 luglio 1943, ben tre anni dopo l’inizio della guerra e non dal 29 ottobre 1922 (presa del potere del Fascismo), il movimento antifascista era composto da dissidenti, briganti e anarchici antigovernativi, che mia zia morta un decennio fa a 98 anni descriveva come i briganti che di notte scendevano dalle montagne per fare razzia di cibo e vestiario. Solo dopo la liberazione dagli arresti sul Gran Sasso del Duce, arresti che furono ordinati da Re Vittorio Emanuele III nel tentativo di cambiare alleanze da una guerra che sembrava persa, e dopo l’invasione delle truppe Tedesche, che fino ad allora erano rimaste fuori dai nostri confini, si può parlare di Resistenza. Molti Italiani e soldati del fascio si ribellarono alla violenta e folle invasione tedesca Hitleriana. La Resistenza Partigiana fu condotta e pagata con il sangue di Italiani, senza alcuna ideologia comune, fu condotta da Italiani che rifiutavano la presenza violenta e egemonica dell’invasore tedesco. Nello stesso tempo le due grandi potenze dell’epoca bramavano il controllo della penisola italica, ben posizionata strategicamente sul Mediterraneo. Le forze in campo erano i Partigiani contro i tedeschi, il ruolo dei fascisti era diventato marginale dopo il ’43, strategicamente gli americani e i russi offrirono appoggio logistico a questo esercito trasversale, con il palese intento di avere voce in capitolo dell’immediato dopoguerra, in una corsa tra chi sarebbe arrivato per primo come santo liberatore e/o nuovo occupante per imporre l’influenza economica e politica, così come poi è stato nei confronti degli americani dopo lo sbarco di Anzio per quanto ci riguarda, e diversamente dalla Iugoslavia affidata a Tito dai conquistatori Russi (conseguenza immediata le Foibe dove 11 mila persone vennero trucidate in poche settimane). Il movimento della Resistenza era storicamente diviso in rossi e bianchi, pur combattendo lo stesso nemico, uno filo comunista/russo, l’altro filo americano. Cosa che molti libri non raccontano è le grandi battaglie accorse dopo l’armistizio tra le due fazioni, italiani contro italiani, partigiani contro partigiani, partigiani che volevano rendere conto ai Russi e partigiani con gli americani. Se ne è parlato molto poco e in maniera molto distorta di una realtà post partigiana che rispondeva al nome di Gladio: i partigiani Bianchi (filo democratici anti comunisti) non deposero mai le armi ufficiosamente, costituirono un’organizzazione segreta che fu poi smantellata dal picconatore Cossiga nel 1990, per contrastare il reale rischio che i loro omologhi rossi ordissero un colpo di stato (che ancora non era costituito), approfittando della confusione della liberazione. Questo è un riassunto aderente alla realtà dei fatti, mi piace rimanere coerente a questa mia conoscenza e aborro la strumentalizzazione di questi eventi, che sono la nostra storia, che molti sperano sia dimenticata e simbolo di qualcosa che non ha nulla a che fare con la realtà.

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