Renzi, Bersani, le primarie e il rischio Pdl!

Matteo Renzi è tra i sindaci più amati d’Italia e si piazza al terzo posto, dietro Luigi De Magistris e Piero Fassino. Ma il dato più sorprendente è che Renzi è l’esponente del Partito Democratico più amato anche dall’opposizione: sono molti i fedelissimi del centro-destra che stimano il giovane sindaco, Silvio Berlusconi in primis. Quello nei confronti del giovane leader è un consenso diffuso, ostacolato solamente – e paradossalmente – dagli stessi dirigenti del Pd, che lo tacciano di essere più ‘berlusconiano’ che ‘piddino’ e nutrono nei suoi confronti non poche diffidenze. Correva l’anno 2010 quando il giovane Renzi si recava a Villa San Martino per avanzare richieste a favore della sua città intercedendo direttamente con Berlusconi, allora premier. In gioco c’era uno stanziamento da milioni di euro per le casse del comune di Firenze, motivazione più che sufficiente secondo il sindaco fiorentino per recarsi di persona nella tana del lupo. Un gesto contestato da molti all’interno del Pd, ma che gli ha portato grande visibilità ed inevitabili fratture all’interno del partito, in particolare col segretario Pierluigi Bersani. L’unica soluzione plausibile per porre fine alle lotte intestine e stabilire chi possa essere il possibile candidato alle elezioni del 2013 saranno, dunque, le primarie che vedranno la sfida diretta dei due leader. Ma la corsa alla primarie è lunga e soprattutto piena di insidie. Se non viene cambiato nulla dello statuto che attualmente regola le elezioni primarie in casa Pd, ci saranno due fasi: la prima a cui possono accedere solo gli iscritti al partito, la seconda tutti gli elettori… anche quelli del Pdl!

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