Referendum: il flop di Renzi e del Pd a Piazza del Popolo.

di Aldo Giannulli. Piazza del Popolo è, dopo piazza San Giovanni e piazza dei Cinquecento, la piazza più grande di Roma : “sforzata”, sino a piazzale Flaminio e verso i tornanti che portano al Pincio, può arrivare a 200.000 perone. Senza sforzi ne contiene comodamente 100.000. Comunque, con meno di 50.000 si rischia la magra figura. Se ne deduce che, se uno sceglie quella piazza per una manifestazione, lo fa perché si aspetta almeno dalle 50.000 alle 100.000 persone,
diversamente è molto meglio scegliere piazze più “raccolte” come Santi Apostoli, Pantheon, Navona, San Silvestro ecc. Quanta gente c’era a questa manifestazione di sabato? Gli organizzatori hanno parlato di 50.000 (il limite minimo), ma non ci ha creduto nessuno, a cominciare da Repubblica (insospettabile di antirenzismo) che parla di 10.000. Non abbiamo foto dall’alto in perpendicolare, per cui non siamo in grado di fare valutazioni anche molto approssimative, ma notiamo che tutte le immagini mostrano una piazza vuota per oltre metà, con una concentrazione solo fra l’obelisco ed il palco (vale a dire meno di 200 metri per 150, in cui al massimo ci entrano 40.000 persone). Notiamo anche che molti spazi erano occupati da gazebo nei quali, ovviamente, ci sono poche persone e, per quel che le immagini fanno vedere, non sembra neppure una folla fittissima. Insomma, la valutazione di Repubblica appare molto più credibile. Ma, anche, a tutto concedere, che si sia trattato di 30.000 persone, il risultato è un disastro, considerato che sono stati impiegati 14 treni speciali, 500 pullman e aerei dalle isole: mezzi che evidentemente hanno viaggiato mezzi vuoti. Per un partito che viaggia ancora sul 30% dell’elettorato è un risultato miserrimo. E non è affatto un buon segno per la campagna del Si. D’accordo: c’è una forte caduta dei tassi di militanza (come dimostrano le firme mancate per diverse proposte referendarie), la gente tende ad andare sempre meno in piazza, il Pd paga il prezzo delle divisioni interne che forse scoraggiano anche molto incerti che magari, all’ultimo voteranno Si, ma pur considerando tutti questi fattori, il risultato è un disastro per Renzi che cercava il bagno di folla e che non ha trovato una vasca da bagno, ma uno striminzito lavandino. Nell’ottobre 2007, quando volgeva malinconicamente al termine la stagione del governo Prodi, Rifondazione Comunista, che già avvertiva un deciso senso di decadenza, tentò il rilancio con una manifestazione romana che andò malissimo, superata dalla contemporanea manifestazione di centro sociali ecc, che non disponevano certo dei mezzi economici di Rifondazione. Fu un segnale che i dirigenti del partito non colsero nella sua gravità e, sei mesi dopo, arrivò la tranvata delle elezioni: la sinistra arcobaleno perdeva 3 elettori su 4 e restava fuori del Parlamento. Ci sono manifestazioni che possono rivelare meglio di ogni altra cosa le tendenze elettorali che si profilano e, se tanto mi dà tanto… Né le cattive notizie per Renzi si fermano qui: nonostante l’offensiva elettorale (che doveva avere il grande lancio in questa manifestazione romana) e nonostante la pioggia di regalie della legge di stabilità (per la verità un po’ avara, ma si fa quel che si può), i sondaggi (salvo pochissime ben retribuite società) segnalano un No che non si schioda dal 51-53%, con alcuni che lo indicano in leggero calo ed altri in avanzata. Allo stato attuale la cosa più probabile è una sconfitta del Si anche se di misura. C’è, però da tenere presente un dato che potrebbe essere decisivo: c’è un 45% circa di astenuti, incerti, indecisi vari. E’ realistico pensare che la maggior parte resterà nella sacca dell’astensione (anche per la giornata scelta per il referendum) e che quelli che si decideranno a votare saranno al massimo un altro 8-12% così come è ragionevole che non tutti voteranno allo stesso modo, ma immaginando che uno dei due poli ottenga la maggioranza dei voti last minute (diciamo un +4 rispetto all’altro), questo può significare due cose: o il Si, con una corsa finale vincerà con poco più del 51-52% oppure il No vincerà sfondando il tetto del 55% e andando verso il 60%. La situazione è di quelle che evocano le montagne: c’è un gran cumulo di neve fresca sulle cime, potrebbe congelarsi e non scendere mai a valle, oppure potrebbe verificarsi una slavina di grandi proporzioni su uno dei due fianchi. E qui molto potranno decidere gli avvenimenti degli ultimi 10 giorni: non è la stessa cosa se scoppia uno scandalo bancario o se dovessero esserci scontri di piazza, magari provocati ad arte. Stiamo ben attenti.

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