Reddito di cittadinanza, quanti soldi buttati…

di Carlo T. Ho letto che adesso si farà la riforma del reddito di cittadinanza perchè hanno scoperto, dopo aver buttato via miliardi e miliardi degli italiani, che non solo non funziona, non solo lo prendono pure truffatori e delinquenti, ma non serve neppure a trovare lavoro!

Quindi soldi buttati, navigator compresi. Questo significa dare il potere ai neofiti.
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I navigator aiutano chi percepisce il reddito di cittadinanza. Nella foto, un centro di assistenzaMa che fine hanno fatto i navigator?
di Maurizio Battista. Molti se lo sono chiesto in questi mesi, tra crisi e pandemia. Introdotta con il Decreto Dignità insieme con il Reddito di cittadinanza questa figura avrebbe dovuto facilitare il contatto tra il disoccupato, percettore del reddito, e il mondo dell’impresa per l’avviamento al lavoro fino all’assunzione. Siamo andati alla loro ricerca per capire se questa missione ha dato frutti e se c’è stata quella ripresa di posti di lavoro che era stata tanto sbandierata quando l’innovazione venne presentata.

In Italia questi «tutor» sono circa duemilaottocento per una spesa di 500 milioni. Nella nostra provincia sono 25, distribuiti in 8 centri per l’impiego, rispetto a un potenziale iniziale che ne prevedeva oltre 30. Se i beneficiari di RdC nella nostra provincia sono 4.342, di questi hanno stipulato il patto per il lavoro solo 1.150, vale a dire nemmeno il 30%. La percentuale è uguale in tutto il Veneto.

L’incidenza della loro attività, cifre alla mano, è irrisoria nonostante le loro competenze (molti laureati in Giurisprudenza). Ma non per colpa loro. Giustamente, essendo navigator, dopo quattro mesi di formazione sono stati buttati in mare aperto per mettere a sistema un sistema che in realtà non c’è: collegare uffici di collocamento, agenzie del lavoro, agenzie interinali, uffici provinciali, raccogliere l’elenco delle proposte di lavoro e contattare il percettore di reddito di cittadinanza, disoccupato, per presentargli le offerte.

Una rete piena di buchi perché della loro attività pare non sappiano nulla gli uffici del lavoro, né l’Inps, neppure la Provincia che ha la delega per il lavoro. Dipendono dall’agenzia regionale per l’avviamento al lavoro, hanno contratti co.co.co da 600 euro al mese, lavorano spesso da casa. Senza i presupposti minimi della macchina operativa, senza strumentazioni né programmi adeguati, il navigator resta in smart working nella sua orbita attorno al mondo del lavoro.

Del resto, nel Veneto e nel Nordest la disoccupazione è a tassi molto bassi, il 50% trova lavoro con il passaparola, il 45% con le agenzie private interinali e solo il 5% passa dall’ufficio di collocamento: si capisce subito come la missione del navigator sia destinata al fallimento. I dati raccolti in questa inchiesta parlano chiaro. Come pure, non per colpa loro ma per le continue leggi Cura Italia, Salva Italia e altre ancora, non è mai stata possibile realizzare la seconda parte della loro missione: nel caso in cui il percettore del reddito di cittadinanza avesse rifiutato per ben tre volte l’offerta di impiego avanzata dal navigator (di che tipo, di che qualità?), quest’ultimo avrebbe dovuto decurtare il reddito di cittadinanza.

Ma in quanti casi tutto questo si è realizzato? E poi beneficiari che non rispondono al telefono e non si fanno trovare, altri che sono analfabeti digitali, competenze tutte da verificare: un percorso di guerra. La realtà è che in questa Italia che ha voluto copiare, male, quanto avviene in Germania e in altri paesi europei dove l’ufficio che ti eroga il reddito di sussidio è anche quello che ti cerca e trova un lavoro, l’applicazione che incrocia la domanda di lavoro con l’offerta non è mai partita.

Per chi si occupa da anni di politiche del lavoro questa era «una morte annunciata» e fin dall’inizio era evidente che «non poteva funzionare e sarebbe stato un fallimento». Nel Veneto delle piccole e medie imprese, un imprenditore che ha necessità di assumere un operaio specializzato chiede al navigator? O si rivolge invece alle scuole di specializzazione o ai suoi dipendenti con il passaparola?

Presentata come la riforma che avrebbe abolito la povertà e fatto ripartire l’economia grazie ai nuovi posti di lavoro, alla fine sicuramente ci sono famiglie che, soprattutto in periodo di coronavirus, percepiscono un reddito non più di cittadinanza ma di povertà e grazie a questo riescono a tirare avanti. Ma per il secondo aspetto, quello dei nuovi posti di lavoro, neppure i navigator, i cui contratti scadranno ad aprile 2021, dormono sonni tranquilli.

Tratto da Navigator, cronaca di un naufragio

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