Quanta Atalanta!

di Alberto Sigona. In ambito europeo, sezione Coppa dei Campioni, dopo la prima fase a gironi, tre squadre italiane su quattro proseguiranno il loro tragitto nella manifestazione più ambita (ha fallito solamente l’Inter, ancora alle prese con un complesso d’inferiorità internazionale che si fatica a comprendere), per quello che senz’altro assume le sembianze di un risultato a dir poco ragguardevole, che ci ripaga moderatamente delle ultime annate di carestia, in cui abbiamo quasi sempre raccolto molto meno di quanto previsto, lasciando pressoché vuote le cascine delle aspettative.

A staccare il biglietto per gli Ottavi di finale sono state Lazio – che non vi riusciva da vent’anni – Juventus ed Atalanta.

Il team di G. Gasperini – che esordiva nella massima kermesse continentale appena un anno fa – è riuscito nell’ardua impresa di centrare l’accesso alla fase degli scontri diretti per il secondo anno di fila, ridicolizzando ogni logica e qualsivoglia previsione. E l’impresa non sta tanto nell’aver superato il primo turno, me per esserci riuscita battagliando in un raggruppamento proibitivo, ad altissimo indice di difficoltà, in un classico girone della morte che avrebbe inquietato anche la più ardimentosa ed attrezzata delle compagini.

La Dea, pur essendo sostanzialmente una matricola, si è invece comportata da veterana consumata quale non è, conseguendo più di quanto ci saremmo potuti attendere da un team alle prime armi.

Nel percorso verso gli Ottavi spicca su tutti lo straordinario nonché storico exploit compiuto nella tana del Liverpool, dove fra le italiane, prendendo in esame solo la coppa regina, s’era imposta soltanto la Fiorentina.

All’Anfield road la compagine lombarda non si è limitata a vincere, ma ha letteralmente surclassato i campioni del Mondo in carica, infliggendogli un 2-0 che alla vigilia del match era presente solamente nelle fantasie di qualche mente disturbata.

Ma fra le vittorie prestigiose ed eclatanti potremmo immettere anche l’1-0 maturato alla J. Crujff Arena contro l’Ajax, per un altro successo che dimostra una volta di più l’autorevolezza e la statura regale raggiunta dalla rappresentativa di Bergamo, e come questa si sia calata egregiamente in una realtà inedita, esibendo una professionalità, un carattere ed una temerarietà fuori dall’ordinario, per un mix atomico che nella storia recente del calcio europeo non trova nessuna traccia.

Per una favola che oramai è diventata una solida realtà, il cui merito principale va ricondotto sicuramente all’allenatore, che di certo ha avuto la capacità di lavorare pazientemente e con una sapienza eccelsa una pietra grezza, forgiandone una sorta di diamante raro.

UN IDILLIO INIZIATO POCO TEMPO FA.

Dall'inizio shock alla seconda volta in Champions: l'Atalanta da sogno del Gasp - Bergamo NewsTutto iniziò nel 2016-’17, con l’inattesa qualificazione all’ex Coppa Uefa, conquistata al termine di un campionato eccellente che rompeva di netto con la tradizione non proprio d’alto livello degli orobici. All’epoca sembrò uno di quei miracoli che ogni tanto fanno capolino nella nostra Serie A. Invece si sarebbe rivelato soltanto il principio di una fiaba in stile fratelli Grimm. Nella suddetta coppa, edizione 2017-’18, la Dea, eludendo le più mediocri previsioni, supera agevolmente il primo turno a gironi, ed a spianarle la strada verso i Sedicesimi contribuiscono vittorie sorprendenti come il rimbombante 5-1 rifilato in casa dello spauracchio Everton, per quello che rappresentò un chiarissimo segnale di quelle che sarebbero state le future…intenzioni dei neroblù. Ai Sedicesimi avrebbero alzato bandiera bianca solamente al cospetto del Borussia D., abile, più che altro, a sfruttare l’inesperienza dei lombardi e…una certa benevolenza di qualche costellazione. Quindi, dopo un anno in leggero ribasso, l’Atalanta rimette in moto la leggenda, conquistando addirittura il pass per la Champions League. L’esordio nell’edizione 2019-’20 è però da horror, con uno 0-4 in terra croata, contro la D. Zagabria, che sembra evidenziare l’inidoneità dei bergamaschi in una competizione di tale portata, e che non lascia presagire nulla di buono per il prosieguo del torneo, inducendo i più a nefaste predizioni. A suffragare le profezie più infernali arriveranno altri due rovinosi k.o., fra cui un umiliante 5-1 al cospetto del M. City di Pep Guardiola. A metà del guado la situazione dei neroblù appare impietosa, ed ormai ci si attende l’imminente condanna della matematica. Il successivo pareggio imposto a sorpresa allo stesso City tiene acceso il bagliore di una speranza che tuttalpiù condurrebbe a scongiurare l’ultima piazza del girone, ripiegando perlomeno in Europa League. Ma quando stanno per scorrere i titoli di coda dell’avventura Champions, ecco arrivare le prime 2 vittorie – finalmente – contro la D. Zagabria prima e lo S. Donetsk poi. Andando oltre ogni rosea prospettiva, la Dea scampa per un soffio il siluramento e si qualifica agli Ottavi, centrando un traguardo che sino ad un mese prima sembrava utopia pura. Poi ricorderete tutti come andrà a finire, coi lombardi che lambiranno persino l’accesso alle Semifinali, stoppati in extremis dal PSG, che poi avrebbe conteso il Titolo al Bayern Monaco. Ed adesso, alla luce di cotanta grazia, ci si attende che gli orobici prolunghino oltre ogni ragionevole auspicio il proprio connubio con la fantasticheria. Confidando che anche Lazio e Juventus possano contribuire a tenere alto lo stendardo tricolore.

MOMENTI DI GLORIA.

Barcellona-Juventus 0-3, le pagelle: CR7 sorride, Messi no. McKennie super, Pirlo promosso - TUTTOmercatoWEB.comEd a proposito di Juve, il mirabolante successo ottenuto al Camp Nou (3-0 e tanti saluti a Messi & company, agguantando un primo posto che sino alla vigilia appariva proibitivo…) ci ha riportato alla mente alcune fra le più eclatanti vittorie conseguite dalle compagini nostrane in oltre 60 anni di Coppa dei Campioni. Come non estrarre dal cassetto delle reminiscenze il 4-0 con il quale nel 1957-’58 il Milan di Schiaffino e Liedholm schiantò il Manchester United, agguantando la prima finale della sua storia (dove poi si sarebbe inchinato 3-2 d.t.s al fortissimo Real Madrid). Fra i trionfi più esorbitanti citiamo anche il 3-0 con il quale nel 1965 la Grande Inter di mago Helenio Herrera incenerì il Liverpool, volando verso l’agognata conferma del Titolo europeo conquistato l’anno precedente. Quindi il 3-0 che nel 1983 permise alla Roma di Pruzzo di arginare (ribaltando lo 0-2 dell’andata) l’ostacolo scozzese del Dundee, guadagnandosi il passaporto per la prima e sinora unica finale di Coppa dei Campioni. E poi, sempre in Semifinale, il 5-0 con cui Milan di Van Basten, Gullit e tanti altri disintegrò il malcapitato Real Madrid nel 1989; il 3-0, ancora del Diavolo, appioppato al M. United, nel 2007, sempre al penultimo atto di una manifestazione che i rossoneri conquisteranno per l’ultima volta; il 2-0 con cui nel 2008 la Juventus espugnò il Bernabeu (a distanza di quasi mezzo secolo dal primo e sino ad allora unico successo conseguito a Madrid), con un Del Piero spaziale che indusse tutto lo stadio a tributargli un’ovazione da brividi; il 3-0 della Juventus inflitto al galattico Barcellona di Messi e Suarez nel 2017; lo stesso punteggio con quale la Roma ribaltò l’1-4 dell’andata contro il solito Barça; il 3-0 (sembra un punteggio standard) con il quale nel 2019 la Juventus di super C. Ronaldo (tripletta d’antologia) si sbarazzò dell’Atletico Madrid, rovesciando lo 0-2 rimediato in Spagna; il resto è storia recentissima, e riguarda il 2-0 con cui la novizia Atalanta ha superato il fortissimo Liverpool, e che fra tutti i trionfi è probabilmente quello più inaspettato.

ROSSI DI ORGOGLIO.

Paolo Rossi, il ricordo di Mariella Scirea: "Gaetano lo avrà accolto con un abbraccio. Pablito adorabile, quella Juventus una vera famiglia" - MediagolConcludiamo rendendo il meritato tributo a Paolo Rossi, scomparso pochi giorni fa a seguito di un male incurabile. Coloro che hanno superato la mezz’età non avranno certo bisogno che qualcuno ne rinnovi il ricordo, giacchè, per chi lo ha vissuto, sarà impossibile dimenticarlo. Ed allora mi rivolgo ai più giovani, in particolar modo ai cosiddetti “millennials”. Paolo Rossi è stato un grande calciatore, di ruolo attaccante. Opportunista d’area come pochi, ha fatto soprattutto le fortune del L.R. Vicenza e della Juventus, con cui arriverà sul tetto d’Europa. Ma se Paolo Rossi è entrato nella leggenda e nell’immaginario collettivo, diventando una sorta di cult, lo deve in primis per quello che è riuscito a fare in Nazionale, specie in occasione dei Mondiali 1982. Nella kermesse iridata di Spagna, Rossì varcò ogni rosea aspettativa, trainando di peso gli azzurri di E. Bearzot verso un Titolo che praticamente nessuno aveva osato mettere in preventivo. In quel torneo realizzò 6 reti, diventando il capocannoniere della manifestazione. Dopo una prima fase in cui la sua condizione appariva deteriorata irrimediabilmente come “La Battaglia di Anghiari” di Leonardo (Pablito era reduce, infatti, da un paio di anni di squalifica per una vicenda di calcio-scommesse in cui era stato ingiustamente coinvolto), con le ambizioni tricolori che sembravano avviarsi al maceratoio, ecco avvenire sul più bello la rentrée di Paolo Rossi. Nella sfida decisiva contro il Brasile di Zico & c., l’ex bomber del Perugia si fa letteralmente in tre, rifilandogli una magica tripletta che da quelle parti non gli hanno ancora “perdonato”. D’improvviso ci si illumina d’immenso (direbbe qualcuno, eh eh), e l’Italia, che ormai tutti vedevano con le valigie in mano, dopo il successo ottenuto contro la regina designata del torneo, di colpo diviene addirittura la favorita per il trionfo finale. In Semifinale Rossi ne fa due alla Polonia, e gli azzurri staccano il pass per la Finalissima, in cui sfideranno la Germania di Rummenigge. Pablito ci prende gusto, ed inaugura con un gol dei suoi il 3-1 con cui la Nazionale dei vari Zoff, Scirea, Cabrini, Tardelli, B. Conti ed Altobelli liquiderà anche la pratica tedesca, salendo sul tetto del Mondo. Ed allora, a chi mi domanderà di esprimere in poche parole la grandezza di Rossi, risponderò così: Paolo Rossi per noi italici è stato il più grande sportivo nazionalpopolare degli ultimi quattro decenni. Paolo Rossi è stato uno dei rari made in Italy d’esportazione – conosciuto in ogni latitudine del Pianeta – per in quale andare orgogliosi. Ma soprattutto Paolo Rossi è stato colui che forse ha regalato alla Nazione la più grande gioia della sua generazione, unendo gli italiani molto di più di quanto avevano fatto Cavour e Garibaldi durante il Risorgimento.

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