Quando avevo in mano le lire.

di Doriana Goracci. Avrò avuto 6 o 7 anni quando il mio papà alle volte mi diceva verso sera di andare dalla signora Maria (ma non sono sicura che fosse questo il nome…). Andavo giù dal quarto piano a sotto terra, dove c’era casa sua, come dire di entrare nell’antro di una fata streghetta, alta poco più di me.

Chissà quanti anni avrà avuto ma non era poi tanto vecchia, cicciottella, con una parannanza sempre presente. Dunque con le lire di carta nel pugno andavo a comprare i bruscolini da lei… e mi faceva fare i cartoccetti.

Imparai a farli con la carta oleata perché dentro ci metteva pure le fusaie e certe olive dolci che non scorderò per tutta la vita. Vendeva anche i mustaccioli ma a me è sempre piaciuto molto di più il salato che il dolce.

Poi aveva anche le sorprese, quelle credo non le facesse lei, erano rotolini di carta dai colori acquarello con dei piccoli doni del tipo fischietti spillette pupazzetti caramelle…

La mattina la vedevo quando si avviava a una certa ora al mercato e poi davanti la scuola con il suo carretto di vimini, perché all’epoca non esisteva la plastica; credo fosse l’unica donna a fare questo mestiere.

Noi a casa fummo tra i primi ad avere la televisione che vedevamo con i vicini il sabato sera. Il giovedì compravo il Monello, anche se ero una bambina, costava 30 lire ed io con quello e certi pesciolini di liquirizia andavo in Paradiso…

Intorno ai 9 anni, ci fu un’estate tanto calda, in cui dopo cena, i miei genitori ci portarono a me e le sorelline gemelle, a un bar di Piazzale Clodio. Solide sedie di acciaio come la brocca dell’acqua fresca e 5 coni per tutti. Avvenne un miracolo, ebbi il permesso di fare il giro dell’isolato insieme ad altre amichette: mi sembrò di girare il mondo!

Eh già sono nata dove c’erano i Prati a Roma… Il mio papà si andava ad allenare proprio in quel piazzale, dove c’era il campo da calcio e lui faceva l’arbitro da quando era ragazzo e mi diceva sempre: bisogna correre per vedere bene tutto. Sarebbe poi venuto il Tribunale e la Rai e il muschio non lo andavo a prendere più dopo pranzo con lui, per giocare a casa con i pupazzetti del presepio, che lo tiravo fuori già a novembre…

Certe domeniche poi non le scorderò mai perché si andava al Pincio e c’erano a volte i burattini e alla fine Pulcinella tirava giù un secchiello con una corda e io tremavo di amore e paura e gli mettevo 10 lire che mi aveva dato papà, avevo una voglia enorme di guardare dietro ma non l’ho mai fatto e forse è stato meglio.

Nei primi anni ’60 abbiamo dovuto lasciare Via Carlo Mirabello e andammo su per il Monte Mario in una casa che era ancora in costruzione, un po’ per rabbia e un po’ per curiosità, che ce l’ho ancora dopo 60 anni, prendevo la bicicletta dopo la scuola e cominciavo a girare come una matta e alle volte sogno ancora di trovarmi per strade che non conosco e mi prende una stanchezza che mi appoggio al muro ed è subito sera come questa domenica che non si decide a diventare di Primavera: e ricomincia la salita…che fantastica storia è la vita

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1 Response

  1. Marianna ha detto:

    Quando avevamo in mano le lire eravamo tutti meno poveri di adesso che ci hanno fatto scambiare un euro con duemila lire!!!

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