Pubblico impiego. Nuove regole per visite mediche e accertamenti clinici.

Dei soldi del rinnovo contrattuale del pubblico impiego non si vede ancora alcuna traccia in busta paga, comunque uno degli effetti collaterali di quell’accordo – siglato dopo sette lunghissimi anni di ‘blocco’ – dovrebbe riguardare anche le nuove regole sui “permessi” per potersi assentare dal posto di lavoro per visite mediche e accertamenti diagnostici. Attualmente ci sono tre modi per poter fruire delle prestazioni mediche: 1) prendere una giornata di malattia; 2) utilizzare un giorno di ferie; 3) usare il permesso orario nel limite delle 18 ore annuali, che però non è specificamente destinato a queste esigenze, in quanto dovrebbe coprire anche tutte le altre necessità del lavoratore.
La soluzione individuata e che potrebbe essere recepita nel contratto, prevede un’altra strada, ossia la possibilità di spacchettare in ore l’assenza per malattia. Se si hanno bisogno di due ore per effettuare una visita specialistica, o di un’ora a settimana per effettuare una determinata terapia, non sarà più necessario giustificare l’intera giornata, ma ci si potrà assentare soltanto per le ore necessarie giustificandole con la certificazione dello specialista o del terapista. Questa possibilità, tuttavia, non sarebbe senza limiti. Ci sarebbe comunque un contingentamento, un tetto che rientrerebbe anche nel cosiddetto “periodo di comporto”, il tempo massimo di assenza entro il quale il dipendente pubblico ha diritto allo stipendio e alla conservazione del posto di lavoro. Attualmente è di 18 mesi (raddoppiabili in alcuni casi gravi, ma senza stipendio), con i primi 9 mesi a retribuzione piena. Le assenze per malattia frazionabili costituirebbero una quota massima, per esempio un mese, all’interno dei primi 9 mesi del periodo di comporto. Dal periodo di comporto, poi, verrebbero esclusi in ogni caso le terapie salvavita, come per i malati di tumore. Il tempo impiegato per curarsi da malattie gravi, insomma, non rientrerebbe mai nel conteggio dei giorni massimi di assenza per malattia consentiti. Un altro punto che potrebbe essere affrontato, riguarda la legge 104, quella per l’assistenza dei familiari disabili. Non si toccherebbero i principi fondamentali dell’istituto, che è regolato dalla legge, ma solo alcuni aspetti organizzativi. In pratica sarebbe chiesto ai dipendenti che la utilizzano di comunicare preventivamente al datore di lavoro i periodi di assenza, in modo da permettere una programmazione del lavoro.

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