Politiche 2013: nascono partiti come funghi!

In attesa che “l’uomo del Monte” dica a tutti noi, spremuti e tartassati per sua stessa mano, cosa vorrà fare da grande, il rischio è che da un sistema bipolare con due soli schieramenti, uno di centro destra e uno di centro sinistra, potremmo ritrovarci in un mare di partiti e di sigle da poter “liberamente&democraticamente” votare. Certo, il naufragar in questo mare sarà tutt’altro che dolce, ma l’importante è tenersi a galla!!! Insomma, prepariamoci ad un’accozzaglia di sigle, nomi, simboli e loghi, in pieno stile Prima Repubblica. Dai partiti “tradizionali” ai neonati “Fermare il declino”, “Centrodestra Nazionale”, “Movimento Arancione” e chi più ne ha, più ne metta, l’offerta dei partiti da votare ma non la preferenza dei candidati grazie ad una legge elettorale che tutti volevano cambiare e nessuno ha cambiato e che promette poca governabilità – sarà varia e ricca di folclore, nel migliore italian style. A febbraio, quando saremo chiamati alle urne, ci ritroveremo tra le mani una lenzuolata, più che una una scheda elettorale, con una ventina di simboli!!! 15 “reduci della Seconda Repubblica”: Pdl, Lega, La Destra, Grande Sud, Udc, Pd, Idv, Api, lista Bonino, Mpa, Sel, Federazione della Sinistra, Psi, Verdi, Fli. Quindi, un mix di partiti tradizionali e di “new entry” di formazioni non presenti nel 2008, come appunto il Grande Sud di Micciché o Fli di Fini e suoi reduci dello strappo con Berlusconi. E poi i neonati Centrodestra Nazionale, by Ignazio La Russa, Movimento Arancione, by Giggino De Magistris, Fratelli d’Italia, made in Crosetto-Meloni, e altri soggetti, compreso forse  “L’uomo da Guatemala city” Antonio Ingroia. E, naturalmente, il Cinquestelle di Beppe Grillo, al netto delle epurazioni. Infine, l’area centrista, ad oggi composta da una lista facente capo a Montezemolo, da Fermare il declino di Oscar Giannino e dal prodotto che risulterà dall’area cattolica che sposa l’agenda Monti e che ha, tra le teste di serie, il ministro Riccardi e Andrea Olivero, che ha lasciato la presidenza delle Acli per appunto impegnarsi a tempo pieno in questa avventura politica. Rebus sic stantibus, la domanda sorge spontanea: ma dopo carnevale chi governerà il Paese?

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