Perchè Marino non assume i disoccupati invece dei rom?

di Alessandro Onorato. Cari amici di freeskipper, dalle pieghe del sito del Comune di Roma, ieri abbiamo tirato fuori questo scoop: l’assessorato alle Politiche sociali lo scorso dicembre (in piena Mafia Capitale) ha pubblicato questi tre bandi, dal valore di 600mila euro, per dei lavori in alcuni campi nomadi della Capitale (impianti di sicurezza, manutenzione e bonifica). Bandi che presentano qualche punto “oscuro”.
Prima di tutto, un punteggio più alto per le imprese che assumono rom, sinti o caminanti.  Avete capito bene: non disoccupati o operai specializzati, ma persone appartenenti a una comunità specifica. Una sorta di razzismo al contrario, soprattutto se si pensa che ogni giorno, nel Lazio, 32 operai perdono il lavoro. Senza dimenticare che Marino ha licenziato i dipendenti delle municipalizzate romane, come i 48 della RomaMultiservizi, per poi favorire soluzioni di questo genere. E poi: è logico affidare agli abitanti dei campi la bonifica di strutture che loro stessi hanno vandalizzato o lo smaltimento dei rifiuti che loro stessi hanno ammassato per poi magari dargli fuoco? Come se non bastasse, c’è qualcosa che non quadra anche dal punto di vista della trasparenza e del controllo: nei bandi si legge che deve essere l’impresa aggiudicataria a individuare e a pagare il responsabile dei lavori. Così il controllato diventa controllore di sé stesso, ma chi ci garantisce che i lavori verranno effettuati davvero? Perché non nominare come direttore dei lavori un dirigente del Comune? Insomma, dei bandi in perfetto stile ‘Mafia capitale’, per questo abbiamo chiesto al Sindaco di bloccarli, o ci rivolgeremo al Presidente dell’Anticorruzione Cantone o al Procuratore Pignatone. Qui di seguito la lettera che ho inviato a Ignazio Marino. 
Egr. sig. Sindaco, Immagino lei sappia che il Dipartimento Politiche Sociali, Sussidiarietà e Salute ha pubblicato in data 29/12/2014 n. 3 avvisi pubblici per lavori di bonifica e manutenzione nei villaggi di Via di Salone, Via dei Gordiani, Via C. Lombroso, Via L. Candoni e La Barbuta., e precisamente:
1) Lavori di bonifica nei villaggi di Via di Salone, Via dei Gordiani, Via C. Lombroso, Via L. Candoni e La Barbuta e sperimentazione di azioni relative all’Asse 2 delle direttive dell’Unione Europea;
2) Lavori di manutenzione degli impianti antincendio nei villaggi di Via di Salone, Via dei Gordiani, Via C. Lombroso, Via L. Candoni e La Barbuta e sperimentazione di azioni relative all’Asse 2 delle direttive dell’Unione Europea;
3) Lavori di manutenzione nei villaggi di Via di Salone, Via dei Gordiani, Via C. Lombroso, Via L. Candoni e La Barbuta e sperimentazione di azioni relative all’Asse 2 delle direttive dell’Unione Europea.
Nei bandi si legge che “gli organismi partecipanti dovranno, pena l’esclusione, fornire diverse dichiarazioni, tra cui al punto 2-2-S è specificato: “l’esplicitazione del nominativo del Direttore dei Lavori, regolarmente iscritto ad un albo professionale (i cui costi saranno a carico dell’offerente), che si assumerà la responsabilità civile e penale di quanto dichiarerà con apposita relazione, timbrata e sottoscritta, circa i lavori eseguiti”. Salta agli occhi che, affidando la direzione dei lavori direttamente ad un soggetto terzo nominato e pagato dall’offerente, si configura evidentemente un conflitto di interesse, perché il “controllato” diventa controllore di sé stesso. Possibile che tra 26mila dipendenti di Roma Capitale, il Dipartimento non sia stato in grado di individuare un soggetto realmente indipendente per svolgere questa funzione di controllo? Sono state preventivamente attivate tutte le necessarie procedure per il reperimento di un soggetto competente all’interno del personale già in forza all’Amministrazione? Chi ci garantisce che i lavori verranno effettuati davvero? Un altro punto che suscita perplessità è l’inserimento, tra i criteri di valutazione indicati al punto 7 dei vari bandi, dell’impiego dei rom, sinti e caminanti nell’esecuzione dei lavori, nonché per “corsi di formazione-lavoro”. Pur intuendo che tale indicatore è stato inserito nei bandi per favorire l’inserimento sociale e lavorativo dei soggetti in questione, mi domando tuttavia se in questo modo non si prefigurino profili di illegittimità e non si creino, di fatto, discriminazioni nell’accesso al mercato del lavoro. Per quale motivo si è scelto di escludere il ricorso ai tantissimi disoccupati e precari del settore edile e si è preferito invece fare riferimento all’appartenenza a una comunità specifica piuttosto che alle competenze e alle professionalità? Perché se si assume un rom si ha diritto a un punteggio più alto rispetto a un operaio di qualunque nazionalità o un disoccupato romano? Sono anche sorpreso dal fatto che, tra i requisiti indicati nei bandi, non sussista alcun riferimento al possesso della certificazione SOA da parte dei potenziali concorrenti. Infine, le chiedo se, considerati gli importi economici e le lavorazioni previste nei vari bandi di gara, il ricorso al criterio di aggiudicazione mediante offerta economicamente più vantaggiosa sia realmente appropriato alla luce dei pronunciamenti giurisprudenziali in materia di appalti pubblici. In considerazione di quanto sopra esposto e viste le similitudini con gli appalti comunali coinvolti nell’inchiesta giudiziaria nota con il nome di ‘Mafia Capitale’, la prego di intervenire in autotutela dell’Amministrazione capitolina e di bloccare immediatamente i bandi citati, scaduti lo scorso 2 febbraio.

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