Partiti politici: pubblica accusa e difesa di Stato!

La pubblica accusa. “I partiti ci criticano, parlano di demagogia perché sono terrorizzati e sono di fronte a qualcosa che non capiscono. Siamo 800 mila su Facebook e 500 mila su Youtube, non hanno capito che non combattono con un buffone ma con una tecnologia della quale non capiscono il significato”. Lo dice il leader del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo, durante un comizio per le elezioni amministrative a Borgo Manero, vicino Novara. Il comico definisce i partiti metastasi ed è convinto che le critiche alla cosiddetta “antipolitica” nascano più per il terrore di quello che potrebbe accadere che per altro. “Dobbiamo fare un processo pubblico ai partiti con una giuria di cittadini scelti a sorte, perché devono ridare tutto quello che hanno rubato e poi vedremo che lavoro socialmente utile fargli fare“, ha detto ancora Grillo, sottolineando che ci sarà una “piccola norimberghina”. Grillo ha accusato i partiti di “aver portato il Paese alla fame, di aver eliminato l’innovazione e la tecnologia e di aver portato l’Italia in Afghanistan e Iraq”. Con il governo Monti “stanno creando odio sociale, stanno smantellando pezzo per pezzo lo stato sociale, siamo ormai alla guerra fra categorie”, ha poi detto Grillo, che ha liquidato quella di Alfano, Bersani e Casini come “la triplice del nulla”, che rappresenta una classe politica “finita, morta”.
La difesa di Stato. “I partiti non sono il regno del male, del calcolo particolaristico e della corruzione”. Così scrive il Capo dello Stato Giorgio Napolitano in un messaggio per la commemorazione di Benigno Zaccagnini, ultimo dei leader storici della Democrazia Cristiana, e continua: “Il marcio ha sempre potuto manifestarsi, e sempre si deve estirpare: ma anche quando sembra diffondersi e farsi soffocante, non dimentichiamo tutti gli esempi passati e presenti di onestà e serietà politica, di personale disinteresse, di applicazione appassionata ai problemi della comunità. Guai a fare di tutte le erbe un fascio, a demonizzare i partiti, a rifiutare la politica. E per cambiare quel che va cambiato, per riformare quel che va riformato oggi qui, senza ulteriore indugio, per trasmettere ai giovani la ‘vocazione alla politica’, è il momento di trarre respiro e fiducia dall’esempio, tra i più alti e limpidi che possiamo ricordare, di Benigno Zaccagnini”.

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