P.A.: premiare il merito, basta incentivi a pioggia!

I soldi per il rinnovo contrattuale degli Statali sono pochi, appena 300 sono i milioni di euro stanziati dal governo, l’equivalente di 5 euro lordi per ogni pubblico dipendente! E allora, occorre differenziare. Differenziare tra lavoratori e fannulloni. Premiare chi fa bene. Premiare il merito. Insomma, basta soldi a pioggia, da ora nella pubblica amministrazione si premierà solo il merito. È questa “la rivoluzione” che il ministro Marianna Madia intende attuare negli uffici pubblici, annunciata nell’incontro di ieri con i sindacati. In ballo c’è il rinnovo del contratto del pubblico impiego, fermo da sette anni. Oltre agli aumenti salariali, il governo vuole procedere in parallelo con il Testo Unico sul pubblico impiego in cui dettare nuove regole per combattere l’assenteismo, facilitare i risparmi e premiare i migliori.
Si tratta di due atti su temi importanti: la valutazione, il reclutamento, la mobilità. Così la ministra della P.A., parlando di una questione definita centrale per il pubblico impiego: la valutazione, perchè la distribuzione degli incentivi non può seguire un percorso ‘a pioggia’, senza distinzioni. E poi, un turnover selettivo e non più indistinto. E’ quello di cui necessita il pubblico impiego secondo la ministra, che ha parlato di reclutamento come uno dei temi chiave nel corso del tavolo con i sindacati. Le assunzioni quindi devono essere mirate e indirizzate alle professionalità che servono, in base ai fabbisogni: se occorrono medici vanno assunti medici e non amministrativi! La ministra avrebbe, quindi, proposto l’avvio di un confronto tecnico sulle priorità del pubblico impiego (reclutamento, mobilità, valutazione e contratto) così da raccogliere gli input per mettere a punto l’atto di indirizzo, ovvero le linee guida per il rinnovo, e i suggerimenti per gli aspetti del testo unico che impattano sulla contrattazione. Quindi a metà settembre il Ministero farà un bilancio delle riunioni tecniche e stilerà l’atto di indirizzo, in parallelo con la discussione sulle Legge di stabilità. Per contro i sindacati hanno contestato al governo che i 300 milioni di euro stanziati per il rinnovo del contratto sono pochi e l’idea che gli aumenti siano limitati solo ai redditi più bassi, il che vorrebbe dire che se la soglia fosse quella dei 26 mila euro del bonus da 80 euro, le buste paga verrebbero ritoccate a solo 800 mila lavoratori su tre milioni. Il ministro ha ribattuto che è intenzione del governo “privilegiare coloro che hanno subito maggiormente gli effetti della crisi. Francamente chi guadagna 200 mila euro l’anno può anche attendere un altro giro. Ma le soglie saranno oggetto del confronto con i sindacati. Lo decide la contrattazione”.
COSA BOLLE IN PENTOLA.La fine del posto fisso farebbe parte del decreto attuativo della riforma della pubblica amministrazione approvata un anno fa. Ogni anno, dice il documento, tutte le amministrazioni devono comunicare al ministero le “eccedenze di personale” rispetto alle “esigenze funzionali o alla situazione finanziaria”. In parole povere ai dipendenti che non servono o che la situazione di bilancio non consente di tenere in carico si dice addio. Le eccedenze di personale possono essere subito spostate in un altro ufficio, nel raggio di 50 chilometri da quello di provenienza con la mobilità obbligatoria. Altrimenti vengono messe in “disponibilità”: non lavorano e prendono l’80% dello stipendio con relativi contributi per la pensione. Ma se entro due anni non riescono a trovare un altro posto, anche accettando un inquadramento più basso con relativo taglio dello stipendio, il loro “rapporto di lavoro si intende definitivamente risolto” e saranno licenziati. Procedimento disciplinare per il dirigente che non comunica le eccedenze. In teoria un meccanismo simile è già in atto ma, non essendo obbligatorio comunicare le eccedenze, nessuno lo fa. Con le nuove regole, invece, ci sarà lo stop alle assunzioni e il procedimento disciplinare per il dirigente. Anche sugli scatti di anzianità ci si aspettava la scure visto che sono stati congelati per anni. Il nuovo testo unico, però, li cancella definitivamente. Ogni anno tutti dipendenti pubblici saranno valutati dai loro dirigenti e gli scatti arriveranno, solo se meritati, a non più del 20% dei dipendenti per ogni amministrazione. Nella bozza ci sono tante altre novità fra le quali la visita fiscale automatica per le assenze fatte al venerdì e nei prefestivi, l’obbligo della conoscenza dell’inglese come requisito per i concorsi pubblici. In caso di violazioni, ci sarà un procedimento disciplinare più veloce, sull’esempio di quello in 30 giorni per gli assenteisti colti in flagrante. Fine pure dell’indennità di trasferta e il buono pasto uguale per tutti da sette euro al giorno. Tutte materie che saranno regolate per legge, togliendo questi argomenti dalla trattativa coi sindacati. Quanto ai tempi di applicazione, la riforma della pubblica amministrazione dice che questa parte della delega può essere esercitata entro febbraio dell’anno prossimo. Finora il governo aveva parlato di settembre ma in autunno ci sarà il referendum sulla riforma costituzionale e… scontentare 3 milioni di dipendenti pubblici potrebbe essere controproducente per il governo.

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