Nuovo record del debito pubblico: 2.168.855 milioni di euro!

Il debito della pubblica amministrazione in Italia ha raggiunto quota 133,8% nel secondo semestre di quest’anno, pari a 2.168.855 milioni di euro. Lo ha reso noto Eurostat. Rispetto al trimestre precedente, quando era pari al 130,7% del Pil, il debito pubblico italiano ha registrato una crescita de 3,1%. E il Def appena varato dal governo Renzi rinvia il raggiungimento degli obiettivi di bilancio di medio termine al 2017, violando così le regole del Patto di stabilità, in particolare quelle sul debito, facendo infuriare la Troika! La Commissione Europea, già in contatto con l’Italia, chiede “spiegazioni”.
Questo in sintesi il contenuto della lettera inviata ieri dal commissario Ue agli affari economici Jyrki Katainen – che si firma però con il nuovo incarico di Vice-Presidente della Commissione – al ministro dell’economia Gian Carlo Padoan relativa alla Legge di stabilità. 

IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA.  “Caro Ministro, prima di tutto vorrei ringraziarla per aver presentato la bozza del piano di bilancio (Draft budgetary Plan, Dbp) per il 2015, che abbiamo ricevuto il 15 ottobre e le tavole complementari il 16 ottobre. Sono anche grato per la lettera che ha accompagnato il Dbp e che chiaramente indica che la strategia di bilancio dell’Italia deve essere considerata nell’ambito dell’agenda complessiva per le riforme strutturali.” Rispetto al programma di stabilità del 2014, il Dbp dell’Italia rinvia il raggiungimento degli obiettivi di medio termine (Mto) al 2017 e rallenta la riduzione del rapporto debito/pil negli anni a venire. Come risultato, la bozza del piano di bilancio prevede di violare i requisiti richiesti all’Italia nel Patto di stabilità e crescita. “Secondo le nostre analisi preliminari – sulla base del ricalcolo da parte dei servizi della Commissione usando la metodologia comune concordata – l’Italia programma una deviazione significativa dalla strada di aggiustamento richiesta verso i suoi obiettivi di medio termine nel 2015, basata sul cambiamento programmato dell’equilibrio strutturale. Per di più, il cambiamento programmato nell’equilibrio strutturale per il 2015 farebbe anche venir meno il cambiamento richiesto per assicurare l’aderenza alle regole transitorie sul debito, dal momento che questo requisito è ancora più stringente della strada di aggiustamento richiesta verso gli obiettivi di medio termine”. Nel frattempo, scrive Katainen nella lettera a Padoan, “hanno già avuto luogo ulteriori scambi di informazione tra i suoi servizi e la Commissione” e quindi, in linea con le regole Ue, “Le scrivo per consultarla sulle ragioni per cui l’Italia programma il ‘non-rispetto’ del Patto di stabilità nel 2015. Vorrei anche sapere come l’Italia potrebbe assicurare il pieno rispetto dei suoi obblighi di bilancio sotto il Patto di stabilità per il 2015. La Commissione – conclude la lettera di una pagina – intende continuare un dialogo costruttivo con l’Italia con l’intenzione di arrivare a una valutazione finale. Mi piacerebbe essere messo al corrente del suo punto di vista appena possibile e auspicabilmente entro il 24 ottobre. Questo consentirebbe alla Commissione di prendere in considerazione il punto di vista dell’Italia nel proseguimento della procedura”. 
IL BARROSO FURIOSO. “La pubblicazione della lettera di Katainen a Padoan è stata una decisione unilaterale del governo italiano, la Commissione non era favorevole perchè siamo in una fase di negoziati e consultazioni con diversi governi e sono consultazioni tecniche, che è meglio avere in un ambiente confidenziale“. Così il presidente Josè Barroso. La decisione di pubblicare la lettera che la Commissione ha inviato all’Italia sulla Legge si stabilità è stata “italiana”, ha ribadito Barroso, spiegando che la “Commissione non era per questa scelta: stiamo portando avanti consultazioni informali abbastanza delicate, e secondo noi era meglio che avvenissero in un ambiente di fiducia. Il governo italiano – ha aggiunto – ha contattato il vicepresidente per la pubblicazione della lettera: noi non ci opponiamo ma non è assolutamente vero che la pubblicazione l’abbia voluta la commissione. Altrimenti lo facevamo noi”.

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