Nuova Sinistra? Meglio quella di Sullo.

di Gianfranco Rotondi. Mi sono divertito a sfruculiare gli scissionisti del Pd: per battezzare la loro arca di Noè hanno scelto il poco fantasioso nome di “Nuova Sinistra’”, e io gli ho ricordato che questo marchio appartiene alla fondazione “Fiorentino Sullo”, essendo stato Nuova Sinistra il nome dell’ultima corrente Dc, fondata dall’onorevole Sullo negli anni ’70.
Tranquillizzo Massimo D’Alema e soci: il nome possono usarlo, ne facciano quel che gli piace, presumo anche con la benedizione di Fiorentino dall’aldilà. Ovviamente, la rete si è sbizzarrita sul fatto che gli ex comunisti, pure per scindersi, rubano un nome al repertorio scudocrociato: morire democristiani è il loro destino.
L’ironia è il sale della vita, e salutiamo con un sorriso l’arca dalemiana, che sale sulla carrozza sulliana. E così, per proseguire il divertimento, proviamo a frugare tra le carte della Fondazione Sullo per vedere se per caso, oltre al nome, ci sta altro di utile da offrire ai nuovi sinistri in cammino. Scrivi Sullo e pensi alla Dc, e proprio non immagini ispirazioni utili alla sinistra post-renziana.
Eppure, scartabellando, qualcosa viene fuori. “Nuova Sinistra” espresse due ministri del Lavoro, Fiorentino Sullo e Dionigi Coppo. Sullo, da ministro del Lavoro, andò in Svizzera, dove allora si esponevano ancora i cartelli con la scritta “Vietato l’ingresso ai cani e agli Italiani”.
Il ministro Sullo andò personalmente nelle aziende a verificare le condizioni dei lavoratori italiani emigrati lì; visitò le case dormitorio, in cui dieci migranti italiani si stipavano esattamente, come i migranti che dividono oggi in Italia la pubblica opinione.
Gesti simbolici, si dirà: ma sono simboli che non abbiamo visto agitare da nessun altro ministro italiano, men che meno della sinistra. Qualche anno prima Sullo aveva proposto una legge urbanistica, che riformava la proprietà in diritto di superficie, attirandosi l’opposizione di proprietari, cardinali, Confindustria e grande stampa. La sua rivoluzione finì con una lettera di dimissioni e tanti saluti dalla Dc.
Non mi pare che la sinistra italiana abbia mai ripreso il tema della legge urbanistica, nemmeno oggi che il patrimonio edilizio vetusto trasforma l’Italia in una colossale area ad alto rischio di calamità.
E che dire della riforma universitaria, proposta da Sullo nel 1969? Tagliava gli artigli ai baroni, vietava la cattedra ai parlamentari e viceversa, sfidava il sessantotto con un riformismo concreto, rispettato anche dagli studenti che difese dalle esagerazioni del ministro Restivo, che voleva mandargli una carica della polizia.
Avete visto niente di simile dai tanti ministri di sinistra, succedutisi a viale Trastevere? Anche lo scioglimento di “Nuova Sinistra” ha qualcosa da insegnare. Fanfani schierò i cattolici contro il divorzio, Sullo obiettò che “non si può imporre a un musulmano una legge copiata dal catechismo”, e in un sol colpo sciolse la corrente, ruppe con Amintore e abbandonò la Dc.
E infine, a chi gli chiedeva perché non fondasse una nuova corrente, Sullo così rispose: “Perchè la politica si sta riducendo al denaro, e non voglio rubare i cento milioni che servono per comprare l’un per cento del partito”.
Ecco, così, a colpo d’occhio, mi pare di aver suggerito alla nuova sinistra italiana qualcosa di più della coincidenza di un nome: Sullo non scelse la sinistra, nemmeno quando Buttiglione spaccò il Ppi. Ma se paragono questi ricordi alla sinistra oggi in campo, beh giudichino i lettori di sinistra dove pende la bilancia.

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