Non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani.

di Grazia Nonis. Col viso cupo e triste hanno urlato al mondo la loro rabbia, il loro: “Siamo in guerra!”. Attendiamo di vedere chi coglierà l’invito, la supplica. Ma tra i potenti c’è anche qualche Giuda che, tolta la maschera di circostanza, è prontamente sceso in magazzino a caricare camion di armi da spedire al nemico che sta terrorizzando, uccidendo gli “infedeli”. La Francia ha fatto partire i suoi caccia. Ma chi l’ha preceduta ha fatto meno rumore e meno danni dei nostri botti di capodanno. Le bandiere nere sventolavano a nord e si bombardava a nord-est e nord-ovest. Fumo, tanto fumo che sapientemente ci hanno buttato negli occhi. I soliti, quelli che a parole puniscono e con le mani stringono accordi. Non siamo militari o strateghi, ma non siamo stupidi. Ma da stupidi veniamo trattati. Ci hanno bacchettato le mani e la bocca per aver associato la parola “terrorismo” a quella di “islamico”. Quindi, è vietato dire terrorismo islamico. I “saggi” affermano che la religione non c’entra, e chi osa dire il contrario dice una bestemmia, fomenta l’odio, incita alla violenza. Ma quelli che seguono alla lettera il corano, che credono nel Jihad, che combattono contro coloro che non credono in Allah, sono musulmani. Non sono cristiani, buddisti, ebrei o testimoni di Geova. E la Fallaci aveva ragione quando diceva: “Non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani”. Quindi, i monopolisti della verità assoluta non si nascondano dietro a un dito e si accontentino del “Non tutti i musulmani sono terroristi…”. Molti di loro sono tra noi, è innegabile. Ed altri arriveranno, come migranti, profughi, finti migranti, finti profughi. Cellule impazzite, psicopatici, fanatici, lupi solitari o branco. Abbiamo paura, non neghiamolo. E allora difendiamoci e usiamo l’arma che “loro” temono e odiano di più: la nostra democrazia, la nostra libertà, poiché con le loro bombe ed i loro proiettili essi cercano di fermare il nostro “intollerabile” modo vivere. Perché ciò che la loro religione vieta, a noi deve essere vietato. Per loro, però, c’è l’eccezione: ai “disumani” è concesso lo stupro di donne e bambini. Orchi dei miei stivali! Quale Dio permetterebbe tale viltà, tale orrore? Forse, però, dovremmo temere un po’ meno le morti per mezzo di bombe e Kalashnikov, e preoccuparci di più del modo subdolo e sottile che stanno usando per uccidere la nostra libertà. E del modo stupido e ossequioso di come noi li si stia accontentando: via le croci; via i presepi; al rogo Dante e i libri che ridicolizzano il profeta; via le visite scolastiche a musei che contengono opere religiose che potrebbero turbare i non cristiani, e cioè gli islamici. Questa non è integrazione. E’ la nostra sottomissione. La nostra resa. La loro vittoria.

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