Non si chiameranno più Province, ma Città Metropolitane!

“Quando mi recherò alla Provincia di Roma, busserò al portone e nessuno mi aprirà, solo allora crederò che hanno per davvero abolito le province.”! Così la pensa Mario, il macellaio che come tutte le mattine tira su la serranda del suo negozio a San Giovanni, dopo il “Sì” definitivo dell’Aula della Camera al cosiddetto ddl Delrio che di fatto cambia solo il nome alle province! In realtà le province restano lì dove sono, ma si trasformano – cambiano nome – in “città metropolitane” e “aree vaste”, ossia fusioni di Comuni. A loro spetteranno i compiti oggi ricoperti dalle Province! E i presidenti delle province italiane? Non andranno ad ingrossare le fila degli esodati della riforma Fornero, ma resteranno al loro posto di comando col nome di “commissari”. Niente cassa integrazione, nè tantomeno alcun licenziamento per le migliaia di impiegati provinciali, che rimarranno anche loro negli attuali uffici mantenendo stipendio, grado e anzianità. Insomma, le Province continueranno a esistere sotto mentite spoglie e continueranno a essere guidate dalla politica, solo senza l’elezione diretta degli organismi di vertice da parte dei cittadini italiani! Il presidente della Provincia verrà eletto dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni della Provincia e durerà in carica quattro anni. Il relativo consiglio, eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei Comuni della Provincia, sarà composto dal presidente della Provincia e da un numero di consiglieri variabile tra le sedici e le dieci unità sulla base della popolazione. Tra gli organi della Provincia è prevista anche l’assemblea dei sindaci. Presidenti e consiglieri provinciali non riceveranno, almeno formalmente, alcun compenso extra rispetto a quello percepito in quanto primi cittadini dei rispettivi Comuni. Ma per quanto riguarda il relativo taglio dei costi della politica – che deriverebbe da quella che sembra più un’operazione di facciata che di sostanza – anche la Corte dei conti ha giudicato il ddl Delrio “inefficace”! Comunque sia, il testo è stato approvato a Montecitorio con 260 sì, 158 no e 7 astenuti. Contro il ddl Delrio hanno votato Fi, M5S, lega, Sel e Fdi. Il provvedimento tenta di riordina le competenze degli enti locali in attesa della revisione del Titolo V della Costituzione. Ecco le principali “novità”:
In primo luogo, con questa serie di norme si dice addio alle Province, almeno per come le abbiamo finora chiamate, e si da il benvenuto alle “Città metropolitane”.
Lo svuotamento delle competenze. Il ddl, non potendo “cancellare” le amministrazioni provinciali, le svuota di competenze. Mira ad una riduzione dei costi. Pertanto prevede un criterio di gratuità per l’esercizio delle funzioni di presidente e consigliere provinciale.
I consigli provinciali, infatti, vengono trasformati in Assemblee dei sindaci: questi ultimi lavoreranno nei nuovi “enti territoriali di area vasta”, percependo esclusivamente le indennità già corrispostegli in qualità di primi cittadini.
I presidenti di Provincia non saranno più eletti dai cittadini, ma indicati all’interno di una assemblea formata dai sindaci dei Comuni del territorio di riferimento. Ad esempio, il futuro presidente della Provincia di Frosinone sarebbe scelto tra i sindaci dei Comuni del Frusinate e percepirebbe soltanto lo stipendio da sindaco.
Le competenze provinciali vengono trasferite a Regioni e Comuni, ad eccezione dell’edilizia scolastica (grazie ad un emendamento di Sel approvato in commissione e recepito dal testo del governo), della pianificazione dei trasporti e della tutela dell’ambiente.
Il personale continuerà a lavorare presso gli organi territoriali di riferimento dell’attività svolta, mantenendo retribuzione ed anzianità di servizio.
Fino al 2015 saranno rette da commissari. Fino a quando non prenderanno vita i nuovi enti le Province saranno rette da commissari (si tratterà degli attuali presidenti di Provincia che cambieranno nome in commissari) in quanto non si voterà per le rielezioni dei 52 organi provinciali in scadenza nel 2014.
Le Città Metropolitane. Napoli, Milano, Torino, Bari, Bologna, Firenze, Genova, Venezia e Reggio Calabria diventano Città Metropolitane. A queste va aggiunta Roma, già inquadrata con l’istituzione di Roma Capitale; in futuro anche Palermo, Messina, Catania, Cagliari e Trieste (l’istituzione deve passare attraverso un provvedimento delle Regione a statuto speciale) saranno Città Metropolitane.
In totale si tratterà di 15 nuove aree territoriali. Le Città Metropolitane sono un nuovo ente che va in pratica a sostituire le Province: ricoprirà il territorio della Provincia omonima e ne assumerà le competenze.
Saranno guidate da un sindaco metropolitano che, a differenza dei presidenti delle “nuove province” potrà anche essere eletto ma solo “previa” l’istituzione di una apposita legge. Altrimenti, il sindaco metropolitano coinciderà con il sindaco della principale città e non percepirà indennità aggiuntive per l’ulteriore incarico.
Altri organi saranno il Consiglio metropolitano, indicato dal sindaco, e la Conferenza metropolitana. Quest’ultima sarà composta dai sindaci dei Comuni appartenenti alla città metropolitana. Il personale delle amministrazioni provinciali, pertanto, confluirà nel nuovo ente territoriale.
Si parte dal 1 gennaio 2015. Il ddl prevede che le Città Metropolitane prenderanno vita a partire dal 1 gennaio 2015.

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