No money, no parti.

Clima torrido. Afa insopportabile. Temperature africane. Ti aspetti strade vuote e deserte, ti auguri che almeno la città si svuoti e che sia finalmente più vivibile, per te che non puoi permetterti le vacanze al mare o in montagna e sei costretto a restartene chiuso in casa con le finestre spalancate e il ventilatore a palla. Macchè! Qui non è partito nessuno! Sono rimasti tutti, e… è tutta una coda! Per strada: in coda per il solito ingorgo di macchine ferme e roventi al semaforo che non funziona. Al supermercato: in coda per pagare e la cassa che sembra un lontano miraggio, tanto è lunga la fila. Alle Poste: in coda con le bollette in mano ridotte a stracci umidi perché bagnati dal sudore dell’attesa oltre che dalle lacrime del solito salasso. La sensazione è che non sia partito proprio nessuno! Che siano rimasti tutti in città a tenerti compagnia. Eppure il sole è caldo, il cielo azzurro e poi… è o non è tempo di vacanze? Sì, ma non per tutti. Per molti infatti, le ferie non sono sinonimo di vacanza, almeno di questi tempi in cui la crisi morde più dell’afa. Considerato l’elevatissimo tasso di disoccupazione, la cassa integrazione, il precariato, il caro vita, stipendi e pensioni ai limiti della sopravvivenza, quei pochi fortunati che si godono le ferie perché hanno un lavoro dignitoso, insomma quei pochi che ancora possono permettersi di andare in vacanza, sono sempre di meno. Imu, spazzatura, mutuo, la sesta rata del riscaldamento (ironia delle scadenze) e ancora bollette da pagare, e poi stipendi da fame e precarietà del lavoro, fanno propendere per la vacanza fantozziana del ‘mordi e fuggi’. E così aumenta il popolo dei “fagottari”: si parte la mattina, pranzo al sacco, ci si accampa su qualche duna fronte mare e ci si accontenta… Così al pari del crescere della calura estiva, sale pure il termometro del malessere sociale. Si contano milioni di nuovi poveri, persone che non sanno più come gestire il proprio disagio: rimandano i conti da pagare, che poi si trasformano irrimediabilmente in debiti, che poi diventano sempre più alti, e le banche che non aiutano, e lo Stato che è assente, e le finanziarie che applicano tassi d’interesse prossimi all’usura. In quest’estate torrida, arrivata con qualche temporale di troppo, quasi a consolare chi per mancanza di disponibilità è rimasto in città, c’è poco da stare allegri. Per la maggior parte degli italiani sono vacanze all’insegna del risparmio, confidando che in autunno, chi di dovere, metta in essere con estrema urgenza interventi mirati al rilancio del potere di acquisto delle famiglie, attraverso un processo di detassazione del costo del lavoro e di ripresa dei livelli occupazionali.

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