Meno male che Silvio… c’era.

Che Berlusconi sia politicamente vivo o morto, a seconda da che parte la si guardi, poco importa al Paese o almeno a quella parte di italiani che non campa di politica, ma di fatica e sudore. A meno che non si sia iscritti a libro paga del Cavaliere o dei suoi avversari politici, di Silvio Berlusconi agli italiani – alle prese con tasse, bollette, pensioni e stipendi che non assicurano più la fine mese – poco gliene tange, con tutto rispetto. Un fatto però è certo. Il ciclo di Silvio Berlusconi si è concluso. La sua parabola discendente si è spenta non con la sentenza della Cassazione e per le sue vicende giudiziarie, ma per quello che non ha fatto! Per quello che aveva promesso di fare e che non ha mai realizzato in vent’anni di attività politica e quando aveva tutti i numeri in Parlamento per riformare il Paese. Purtroppo per tutti noi, a prescindere da come la si pensi, e da qualsiasi parte si sia schierati, Silvio Berlusconi ha fallito. Il Cavaliere ha perso la sua sfida con la storia e con lui abbiamo perso tutti noi, perché l’Italia, a venti anni dalla caduta del muro di Berlino, da tangentopoli e da mani pulite, da Forza Italia al Pdl, oggi si ritrova, non come prima, ma peggio di prima! Il Cavaliere aveva illuso i suoi, ma anche i contrari e coloro che nutrivano semplicemente una qualche perplessità sul conflitto d’interessi, che sarebbe riuscito, almeno, a portare la sua mentalità imprenditoriale in politica e ad innestare nei corridoi, tutti in salita, del Palazzo la marcia del “fare”. Invece, eccoci qui ridotti, dopo vent’anni, con le scuole che cadono a pezzi, gli ospedali che chiudono interi reparti, una pubblica amministrazione pletorica e improduttiva se non per le solite inefficienze e le stucchevoli pratiche burocratiche, con la disoccupazione ai massimi storici, con i processi che durano all’infinito, con un debito pubblico che continua a farci precipitare, con un’evasione fiscale che ha contagiato un po’ tutti, anche gli onesti, perchè in Italia non essere furbi col fisco significa essere fessi, con un Paese demotivato, depresso e rassegnato, senza arte né parte, senza una Destra e una Sinistra, e che si regge in piedi solo per la buona volontà, la capacità, l’impegno e l’ingegno di pochi onesti italiani. Berlusconi è politicamente morto? Può darsi. Una cosa è certa: l’uomo di Arcore è passato di moda, non funziona più, ha fatto il suo tempo. Il Cavaliere di oggi ha la stessa credibilità di chi grida “al lupo, al lupo”, la stessa spendibilità di una banconota falsa, la stessa utilità di un tampax usato. Silvio Berlusconi ha fallito nel suo impegno politico conclamatosi in ben due alleanze di governo con la sinistra, ovvero con quella parte politica avversa, cui lo stesso Cavaliere ha attribuito da sempre un pezzo di certa magistratura a suo dire “politicizzata”, le cosiddette “toghe rosse”, per poi consumare l’inciucio delle “larghe intese” con quella stessa sinistra contro la quale sul palco dei suoi comizi intonava: “Chi non salta comunista è! è!”.
Il “contratto con gli italiani”, sottoscritto sull’onda dei suoi successi imprenditoriali, è rimasto chiuso nel cassetto degli studi televisivi di “Porta a Porta”.
Il “miracolo italiano” promesso al Paese è naufragato nel mare dei suoi stessi interessi personali e si è spento, nel tempo, anche nella fantasia dei suoi sostenitori.
Berlusconi è politicamente morto e riesumare Forza Italia ha tutto il sapore di una minestra riscaldata. Ma prima di congedarsi il Cavaliere qualcosa ha fatto per il paese. Ha fatto testamento. Ai suoi ha lasciato Arcore, il Milan, Mediaset e qualche spicciolo di euro. A noi tutti, il Ponte sullo stretto di Messina, le tre “I” (inglese, impresa, informatica), meno tasse per tutti, un milione e mezzo di posti di lavoro e il poliziotto di quartiere. Meno male che Silvio c’era.

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