Mc Donald’s, i poveri e i cardinali.

di Edoardo Varini. Una notizia piccola, ma in fondo non così piccola. A ridosso del Vaticano, in Borgo Pio, hanno appena aperto in Roma un Mc Donald’s. I cardinali si sono infuriati e così pure un noto intellettuale di sinistra, di formazione marxista, addirittura, Alberto Asor Rosa, collaboratore delle riviste Classe operaia, Quaderni rossi,  Laboratorio politico, e Mondo nuovo.
Uno talmente duro e puro da bollare nei tempi che furono Pier Paolo Pasolini d’essere null’altro che un piagnucoloso borghesotto. Anche Pasolini si lamentava della dittatura dei consumi, Alberto pure. Ma con una differenza: Pasolini stava con la povera gente. Alberto sta con i cardinali e parla di quest’apertura di un punto vendita della maggiore catena di fast food del mondo come se fosse un attacco all’integrità culturale e storica del rione. Da Mc Donald’s si può ancora mangiare un hamburger con 1 euro. Questa cosa – piaccia o non piaccia al raffinato intellettuale marxista – è la più popolare che si possa fare. Questa cosa è stare dalla parte del popolo. So benissimo che la multinazionale statunitense non lo fa per questo ma per mero profitto, ma di fatto lo fa, per una sorta di eterogensi dei fini, o per dirla in tedesco – che fa terribilmente e magnificamente “Scuola di Francoforte” – per una Heterogonie der Zwecke. La cosa che gli intellettuali dovrebbero capire è che il capitalismo ha vinto perché abbellisce la vita al popolo. Gliela imbelletta. Produce cose che fanno sentire i poveri signori, signori per un giorno. Mi sovviene la canzone di David Bowie: “We can be hero, just for one day”. È il futuro preconizzato da Warhol in cui a nessuno verranno negati 15 minuti di celebrità. Io e il re mangiamo le stesse cose, indossiamo le stesse felpe, calziamo le stesse scarpe. Ora, il punto sarebbe quello di abbattere il re. Nulla è deleterio quanto il gossip: la chiacchiera dei diseredati sulle vicende degli eletti. Perché è permesso? Ne avessi l’autorità lo cancellerei. Come le cose sporche e degradate. Come un crimine contro se stessi e un futuro di uguaglianza. Il problema è che abbattere il re non significa farlo scendere dal trono ma salirci tutti, sul trono. Significa stimarsi e saper usare la cultura per guadagnare una distinzione. Significa accomodarsi al Mc Donald’s con in mano Omero, e non arrampicarsi su Omero per tenere in pugno i ragazzotti chiassosi che magari non hanno cultura, ma hanno la potenzialità dell’inattuato. Che è la cosa più meravigliosa che esista. Che poi attuino bestialità o meraviglie dipende esattamente dall’attenzione che sa riservare loro e destare in loro la cultura. A presto. 

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