Mari e Laghi italiani, quando la limpidezza non sempre fa rima con acque pulite!

di Redazione. La limpidezza dei mari del Sud può trarre in inganno: non è il fondale chiaro a determinare quanto siano pulite le acque, ma il funzionamento dei depuratori. Mentre è proprio al Nord, dove le acque sono meno cristalline ad un primo sguardo, che la qualità dei bagni estivi potrebbe essere migliore. E’ l’apparente paradosso che emerge dall’analisi di Legambiente, che anche quest’anno con Goletta Verde e Goletta Laghi ha campionato le acque dei bacini e delle coste italiane prendendo come criterio la presenza di escherichia coli per 100 ml di acqua prelevata.

Purtroppo nelle regioni meridionali, soprattutto nel momento dell’affluenza turistica, sono gli impianti di depurazione a creare problemi, liberando in mare – tramite la rete fognaria e le acque di fiumi e torrenti – grandi quantità di batteri intestinali dannosi per la salute.

Secondo l’associazione ambientalista il 34% delle coste italiane è toccato dal problema: si tratta di almeno un tratto di litorale ogni 84 chilometri. Giudicati inquinati 26 punti e fortemente inquinati ben 63 punti dei 259 complessivi presi in esame. Le rilevazioni sono andate avanti dal 24 giugno al 5 agosto.

Maglia nera per la Sicilia, il Lazio e la Calabria, dove tra il 58 e il 50% dei punti analizzati da Goletta Verde sono risultati avere quantità di microrganismi nocivi oltre i limiti consentiti.

In Sicilia, la media più alta con il 58%: su 26 punti analizzati, 10 hanno un evidente criticità. Tra le località coinvolte anche alcune note come Barcellona Pozzo di Gotto e Aci Castello.

Messo male anche il litorale romano, con il 56% di punti inquinati: tra le località nel mirino anche quelle prese d’assalto nel weekend dai pochi rimasti nella Capitale, come Fregene, Nettuno e San Felice Circeo, in prossimità delle foci di alcuni torrenti.

Non riesce a scendere sotto la metà del litorale a rischio la Calabria, dove sono ritenuti molto inquinati alcuni punti al largo di Soverato (Catanzaro), Isola Capo Rizzuto (Crotone) e Briatico (Vibo Valentia), ancora una volta non lontani dalle foci dei fiumi.

Bollino verde per la riviera adriatica: le Marche superano l’esame a pieni voti, perché nessuno dei punti dove sono passati i volontari e tecnici di Legambiente supera le soglie di rischio. Soddisfazione dunque per San Benedetto del Tronto e Civitanova Marche, ma anche per la costa veneta, dove Caorle e Jesolo ottengono buoni risultati. 

Non meno problemi presentano i laghi italiani, invasi dalle microplastiche. Mentre il più virtuoso è il lago di Scandarello (nel Lazio) con una media di oltre 7500 particelle per chilometro quadrato di superficie lacustre, il più colpito dall’invasione del materiale non riciclabile è invece del lago d’Orta (in Piemonte) in cui è stata rilevata una media pari a oltre 838mila particelle per chilometro quadrato di superficie.

Secondo l’analisi di Legambiente un punto lacustre su quattro è risultato inquinato. Su 102 prelievi per le analisi microbiologiche sono stati giudicati oltre i limiti di legge il 28% dei campioni (8 inquinati e 20 fortemente inquinati). Di quelli oltre i limiti, l’82% dei campioni è stato prelevato in foce a canali, fiumi o torrenti.

Il 100% dei punti analizzati al lago lombardo Ceresio, ossia 2, sono risultati inquinati; e altrettanto e accaduto nei laghi di Fogliano nel Lazio e Soprano in Sicilia.

Sul Garda il 27% dei punti non ha dato buoni risultati, mentre sono stati promossi a pieni voti Bracciano, alle porte di Roma, e i laghi silani Arvo e Cecita, in Calabria.

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