Mamma e moglie in carriera: missione quasi impossibile!

di Loredana lo Monaco. Le chiamano leggi a tutela della maternità: ma che tutela è se devo scegliere tra stare a casa con il bambino, rinunciando al 70 % dello stipendio (e il mutuo chi me lo paga?) e tornare a lavorare part time (o full time) declassata da capufficio/caporeparto a stagista, un’altro po’, stressata dagli straordinari, indispensabili per avere uno stipendio decente e riuscire ad arrivare a fine mese, comprando anche il latte in polvere, i pannolini e gli omogenizzati?! Senza contare il nido, la babysitter, la tata, la colf, ma qualcuno dovrà occuparsi della casa, del bambino e della cena mentre lavoriamo: non possiamo certo fare tutto noi! Ma poi accade che: la cameriera è molto più disponibile di noi col nostro compagno e la babysitter è più affettuosa di noi con il bambino! Noi siamo troppo stanche per dedicarci alla famiglia e così il bambino si affeziona di più all’educatrice del nido, alla babysitter, o a chiunque altro passi del tempo con lui e lo curi. Non credete a chi vi dice che non è così, perché se i bambini non si affezionassero a chi li cura non ci sarebbero adozioni! Tutta questa fatica per poi essere infelici… cosa ci abbiamo guadagnato, a parte i soldi spesi per mettere su tutto questo circo? Niente, ma in compenso ci siamo persi: tutte le prime volte di nostro figlio, regalandole a dei perfetti estranei, per i quali sono normale amministrazione. Tutto questo per dire che le mamme dovrebbero poter scegliere liberamente quando tornare al lavoro, senza porsi il problema del mutuo o quant’altro… invece di destinare il bonus nuovi nati al pagamento della retta del nido per 6 mesi, lo Stato può fare di meglio: prolungare il congedo di maternità obbligatorio fino ai 3 anni del bambino, pagandolo al 50% e considerare produttivo il periodo che la mamma ha trascorso a casa, istituendo lo scatto di carriera obbligatorio al rientro, altro che retrocessioni. Perché niente come la maternità insegna ad ottimizzare le risorse! I risvolti positivi di una simile riforma non riguarderebbero solo le mamme e i neonati, per i quali 3 mesi sono davvero troppo pochi, per “entrare” in società, ma anche i disoccupati, per i quali aumenterebbero le possibilità di trovare lavoro. L’indennità di maternità, in pratica, la pagherebbero loro!

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