Ma quanto ci costa lo Spread?

di Redazione. Lo Spread. Il terrore di ogni governo. L’incubo delle banche. La paura di ogni risparmiatore e di tutti gli italiani.

Lo spread sale, e non molla. Ha superato la soglia dei ‘300’ toccando i massimi dal 2013. E allora è del tutto ovvio che ci si interroghi su quali potrebbero essere le conseguenze di un tale rialzo.
Come prima cosa bisogna fare chiarezza su cos’è lo spread: non è altro che il differenziale tra il rendimento dei titoli di Stato italiani (Btp) e quelli tedeschi, il Bund (a 10 anni). In questo momento il rendimento del Btp italiano è in forte crescita, segno che sta diminuendo la domanda, visto che gli investitori pensano che il nostro mercato sia fortemente incerto, causa un Def che punta tutto su assistenzialismo e condoni, zero su riforme strutturali e investimenti per crescita, sviluppo, ricerca ed infrastrutture, lotta all’evasione e alla corruzione. In parallelo c’è una decrescita del rendimento del Bund tedesco, poiché chi acquista preferisce cercare rifugio in asset più sicuri, quali appunto i titoli di Stato di Berlino.
Per l’investitore il fatto che lo spread sia in crescita può rappresentare una buona notizia. Infatti, una volta scaduti i Btp italiani, chi li ha nel portafoglio, beneficerà di un maggiore ritorno economico. L’aumento dello spread, tuttavia, indica che l’economia del Paese è vista dagli investitori come a rischio e questa non è una buona notizia per lo Stato italiano. La crescita dello spread Btp-Bund, infatti, significa che l’Italia per ricevere dei prestiti è costretta ad offrire dei tassi di interesse più elevati, andando così a far crescere il costo del prestito ricevuto che a sua volta andrà a pesare sul debito pubblico.
Una delle conseguenze più gravi della salita dello spread tra Btp e Bund, quindi, è quello di un aumento inesorabile del debito pubblico con tutte le conseguenze che ne derivano. L’eccesso di debito, infatti, provoca un’instabilità finanziaria con ricadute sui bilanci di famiglie, banche e aziende ossia di tutti i soggetti che devono finanziarsi.
Insomma, il rischio è quello di un ulteriore impoverimento del ceto medio che si andrebbe a livellare verso il basso, anche a seguito dei provvedimenti in fieri relativi a reddito e pensione di cittadinanza. Le famiglie andrebbero, così, ad acquistare soltanto dei beni essenziali, provocando così in poco tempo una forte recessione.

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