Ma davvero chi oggi denuncia il pericolo fascista grida ‘al lupo al lupo’ senza ragione? di Enzo Sanna

di Enzo Sanna. Spuntano come funghi i commentatori e gli analisti pronti a contraddire chiunque, di sinistra e non solo, si permetta di denunciare il pericolo imminente di “regime” antidemocratico.
Fa specie trovare tra le loro fila perfino qualche sedicente progressista che rilancia la tesi secondo la quale “gridare” al pericolo fascista finisca per aiutare proprio i partiti della destra, ergo, ne consegue che, stando zitti e lasciando fare, il rischio cesserà come d’incanto e, perché no, dando loro anche un bacino sulle guance tutto finirà a tarallucci e vino. Qui, una risatina amara è concessa. Dunque, la domanda è: “Ma davvero chi oggi denuncia il pericolo fascista grida ‘al lupo al lupo’ senza ragione?”.
Scostandosi un attimo dalla sterile e inconcludente polemica di parte, vediamo di comporre un quadro coerente della situazione oggettiva nella quale stiamo vivendo: progressivo impoverimento delle classi lavoratrici, siano dipendenti come anche artigiani o commercianti, e persino lavoratori autonomi; aumento smisurato della fascia di povertà, concentrazione della ricchezza in sempre meno individui, precarizzazione del lavoro e abbattimento progressivo dei diritti del lavoratore, affossamento dell’istruzione a qualsiasi livello, sanità pubblica messa in ginocchio, bava dei governanti sui pensionati INPS sempre più esposti a ipotesi di esproprio non certo “proletario” (e non ci si riferisce alle super pensioni). A ben vedere, un solo elemento differenzia il quadro descritto sopra dalla “Repubblica di Weimar” che diede la stura al nazismo: l’inflazione. Ecco spiegata, infine, la protervia delle destre autodefinitesi sovraniste (che tradotto significa nazionaliste) di mandare a monte l’Euro. Ciò completerebbe il quadro, se dovesse accadere, con una inflazione alle stelle e le stamperie della Banca d’Italia impegnate giorno e notte a stampare moneta, anzi, carta straccia facente funzioni.
Il furbo Salvini lo sa bene tanto che ipotizza una sorta di internazionale delle destre “sovraniste” al pari delle “Assi” d’hitleriana memoria per tentare il colpaccio di mandare in frantumi quel briciolo di democrazia residua al fine di impadronirsi del potere assoluto, magari con Di Maio accanto a lui, forse con la deroga a indossare il “fez”. Ma la forma non cambia la sostanza. Il quadro è esagerato? Ebbene sì, volutamente esagerato, anche perché le future prossime forme di fascismo non somiglierebbero neppure alla lontana a quelle descritte nei libri di storia, checché (permettetemi una lacrima di Totò) ne teorizzino i detrattori dell’antifascismo.
Salvini non può aspirare a essere il nuovo Mussolini, nonostante ci si ispiri (scusate l’accidentale enigmistica assonanza), e Di Maio non sarà, suo malgrado, il Galeazzo Ciano del nuovo regime anche se rischia di fare la stessa fine (per carità, figurata, s’intende). Un dato, però, balza agli occhi: costoro rappresentano le due facce di una stessa medaglia. Salvini è portatore (insano) di quanto di più vecchio, protervo, incivile, muscoloso, inumano si possa individuare nel contesto politico italico, affiancato da quella Giorgia Meloni la quale, per non essere da meno, evoca persino la liberalizzazione della tortura (ma le donne non dovevano essere naturalmente dotate di un senso più sviluppato di umanità?), mentre Di Maio rappresenta, senza rendersi conto di esprimerla, la modernità ipocrita della finta democrazia “dell’uno vale uno” di cui persino il più imbecille dei grillini ha finalmente compreso la vana e presaculista definizione (lo so, il termine non si trova sui vocabolari. Ma se rende l’idea, consideratela un neologismo, anche se si dovrebbe scrivere più correttamente ‘presaculistica’).
La “nuova” dittatura è alle porte, altroché! Solo una sinistra cosciente e decisa può contrastare il disegno delle destre grillino-leghiste e contrapporgli un progetto di democrazia condivisa, partecipata faccia a faccia, non finta, irreale sulla evanescente, infingarda rete. Trovino riposo, dunque, i sovranisti di sinistra i quali, quelli sì, remano in favore delle destre estreme.
La “Piattaforma Rousseau” rischia di essere la mano operativa del nuovo regime dispotico pronto a usare il salvinismo di tanti imbecilli decisi a menar le mani, magari con la complicità di quanti, anche dentro le forze dell’ordine, calpestano impuniti il giuramento alla costituzione e ai suoi principii. Le prove di nuovo fascismo sono già sotto gli occhi di noi tutti.
La sinistra (e chi altri, se no?) passi dall’oculista, si faccia operare la cataratta e ricominci a svolgere il ruolo suo proprio accanto alla gente (lasciamo ai populisti e agli sciovinisti l’uso abusivo del temine “popolo”). Chissà, forse troveremo una strada percorribile più facilmente di quanto si possa ipotizzare. Non attendiamo che questa ci venga indicata dai democratici USA che con le giovani donne candidate progressiste si preparano a dare battaglia al cialtrone universale Trump, con buone probabilità di vederlo soccombere, finalmente. Lucio Dalla cantava “L’anno che verrà”. Facciamo che non sia “Il fascismo che verrà”. Lui non lo avrebbe gradito. Regaliamogli un pensiero, che poi è rivolto a tutti noi, come erano le sue canzoni.

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