M5S e PD hanno il dovere di continuare questa esperienza, aprire la crisi di governo equivale a morte certa per entrambi. di Gerardo Lisco

di Gerardo Lisco. Il dato delle elezioni regionali in Umbria era un risultato annunciato anche se le proporzioni sono tali che passa come un disastro.  La domanda è: siamo in presenza di una debacle o dell’inizio di una nuova fase politica dalla quale far scaturire l’alternativa alla destra nazional – liberista rappresentata dalla Lega?

La riflessione non può che partire dall’analisi dei flussi elettorali così come riportati dall’Istituto Cattaneo e dalla Società di sondaggi SWG. Entrambi gli istituti di ricerca rilevano che gli elettori che hanno votato M5S alle Elezioni europee  per un terzo si sono astenuti e per un sesto hanno votato Lega. Sia l’astensione che la perdita di elettori a favore della Lega sono insiti nella natura del M5S.

Di primo acchito viene da pensare che al M5S allearsi fa male. Provo ad andare per ordine partendo dal dato delle elezioni politiche del 2018.

Il risultato delle elezioni politiche come è noto ha costretto il M5S ad allearsi con la Lega. L’alleanza ha favorito elettoralmente la Lega per il semplice motivo che gli elettori culturalmente di destra alla copia, rappresentata dal M5S, hanno preferito l’originale ossia la Lega. Alla perdita di elettori a favore della Lega si aggiunta in percentuale maggiore l’astensione come provano i risultati elettorali delle regionali in Abruzzo e Sardegna. Dati alla mano  il risultato umbro è in tendenza  con quanto successo in tornate elettorali simili.

A questo punto la domanda alla quale il M5S deve rispondere è perché questo scarto tra politiche e amministrative?

Luigi Di Maio, immediatamente, ha attribuito la sconfitta in Umbria all’alleanza con il PD dimenticando che la perdita di consensi è iniziata a partire dall’alleanza di governo con la Lega e che comunque il M5S perde consensi sia da solo che in coalizione. La soluzione avanzata da Di Maio  è quella di posizionare il M5S  come terza forza rispetto alla Lega e PD.

Nella storia repubblica abbiamo avuto il PSI che ha svolto una funzione simile rispetto alla DC e al PCI. In Germania un ruolo simile lo ha svolto il Partito Liberale.  La proposta Di Maio per avere successo ha bisogno di un sistema elettorale proporzionale e che i governi si formino in Parlamento. Se l’ipotesi di Di Maio è praticabile a livello nazionale diventa difficile a livello locale dove i sistemi elettorali sono maggioritari. Il M5S presentandosi da solo alle elezioni amministrative solo in alcuni casi è riuscito a vincere, spesso ne è uscito ridimensionato.

La scarsa capacità di mobilitare consenso in ambito locale è da ricercare nella genesi del M5S, in una cultura politica non chiara e in un modello organizzativo che non favorisce il radicamento sul territorio.

Il M5S nasce sull’onda della protesta civica presentandosi come partito post ideologico e post moderno. I movimenti civici per quanto importanti e positivi sono fluidi e limitati a rivendicazioni specifiche. L’impegno civico aggredisce non il sistema ma le disfunzioni del sistema con la pretesa di correggerle senza capire che le disfunzioni sono il sistema stesso. Il lavoro precario, ad esempio, non può essere corretto perché è il sistema che prevede che il lavoro debba essere precario. La non comprensione fino in fondo di questo dato ha contribuito all’emorragia di voti verso la Lega e questo nonostante i provvedimenti positivi voluti dai ministri del movimento.

Quanto descritto scaturisce dalla mancanza di una cultura politica adeguata capace di definire l’identità del movimento. Il post moderno e il post ideologico equivalgono a relativismo e nei momenti di trasformazione profonda della società servono struttura e pensiero forte. Il M5S essendo privo di struttura e pensiero forte non comunica certezza ma approssimazione.

Il M5S essendo liquido, per dirla con Bauman, non mette radici. La liquidità avendo reso il movimento permeabile alle più disparate influenze lo ha indebolito nel rapporto con le altre formazioni politiche. Questa debolezza si manifesta con forza durante le elezioni amministrative  dove pesano radicamento sul territori e  capacità di interlocuzione con gli interessi organizzati.

La mancanza di una cultura politica forte rende il M5S permeabile a istanze contraddittorie rendendo la comunicazione poco chiara se non addirittura confusa. Cultura politica significa identità e visione di società e non hanno nulla a che vedere con il rincorrere la singole criticità.

Altra questione sulla quale il M5S deve riflettere è l’organizzazione. L’impegno dei militanti del M5S per quanto eccezionale e meritevole non è sufficiente. Per essere riconosciuto ed identificato sui territori e non solo in rete il M5S ha bisogno di una organizzazione strutturata e visibile. Un’organizzazione riconoscibile favorisce l’interlocuzione con gli interessi organizzati sui territori.

Nell’avviarmi alla conclusione riprendo il ragionamento da dove sono partito e cioè dal risultato elettorale umbro. Riassumendo, il M5S conferma la tendenza manifestatasi in tutte le altre tornate amministrative.

Non sono le alleanze che ridimensionano il M5S ma i vizi genetici che lo contraddistinguono e che necessitano di essere corretti. Per correggere gli errori genetici serve definire l’identità e gli interessi che si vogliono rappresentare. Senza un’operazione di questo tipo il rischio di avere un ruolo di pura testimonianza o, peggio, di estinguersi è concreto.

Il M5S deve essere in grado di tenere insieme le istanze che vengono dal disagio sociale con quelle della difesa di alcuni valori culturali che sono propri delle classi sociali popolari. Nell’attuale contesto le classi sociali popolari coincidono con la la working class per cui bisogna partire da queste per ricostruire il “noi” sempre di più massacrato da un individualismo identitario esasperante e distruttivo.

La working class è la classe media portatrice di valori progressisti che non sono accettazione tout court dell’individualismo identitario ben descritto da Mark Lilla in uno dei suoi scritti pubblicato qualche tempo fa in Italia. Quanto scrive Lilla nel suo saggio è valido anche per il nostro Paese. Di seguito riporto un passaggio significativo << Abbiamo creato una società iperindividualista e borghese, in termini materiali e dei dogmi culturali. Quasi tutte le idee, le convinzioni o i sentimenti che un tempo moderavano la perenne tendenza americana (italiana n.d.r.) verso l’autonomia del singolo sono evaporate. Scelta personale. Diritti individuali. Auto – definizione. Usiamo queste parole come se fossero voti sponsali.(…) Le sentiamo talmente spesso che è diventato difficile pensare o parlare di qualunque cosa in termini che non siano strettamente autoreferenziali>>.

Il M5S deve mettere al centro della propria proposta politica  la ricostruzione del  “noi” solo in questo modo può porsi al di là della destra e della sinistra dell’individualismo identitario  che per dirla con Mark Lilla << (…) è reaganismo per gente di sinistra>>.

Altro elemento che potrebbe concorrere a definire la cultura politica del M5S è la questione ambientale purchè strettamente connessa alla giustizia sociale e all’equa redistribuzione della ricchezza prodotta diversamente è solo strumento nelle mani del capitalismo finanziario. I giornali si apprestano a recitare il de profundis del M5S sperando che il governo cada per vedere il centrodestra vincere con il PD unica forza di opposizione alla Lega.

Tanto il M5S quanto il PD hanno il dovere di continuare questa esperienza, aprire la crisi di governo equivale a morte certa per entrambi. Rispetto alle prossime regionali la questione alleanza è da valutare rispetto a ciascun contesto. Tanto il M5S quanto il PD hanno la necessità di ridefinire se stessi rispetto al quadro politico complessivo per cui nulla di strano se in alcune regioni non si presenteranno insieme. Realisticamente potrebbe essere utile per entrambi. Molto comunque dipenderà da come si arriverà a quegli appuntamenti. Se il M5S, come ha sostenuto lo stesso Grillo, è nato da una costola del centrosinistra per cambiarlo, è necessario che il PD modifichi anche se stesso e accetti le istanze di cambiamento che vengono dal M5S.

Il dato umbro è solo il punto di partenza di una fase politica che richiede una classe dirigente e non un ceto politico. Per il ceto politico va bene anche la Lega.

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8 Responses

  1. Caterina f ha detto:

    Il nord non mantiene nessuno ,benvenuti al sud,il sud vive anche molto di turismo,mantenere il sud ?i 49 milioni di euro scomparsi……. non sono al sud di sicuro….

  2. Vale90 ha detto:

    Ma Lega o non Lega, fino a quando il Nord dovrà mantenere il Sud?

  3. Caterina f ha detto:

    Criticare ?
    Critichiamo il Pdil M5S,la loro alleanza,perche’ ora, E SOLO ORA e’ stata fatta un alleanza con fratelli d’Italia e forza Italia da parte della lega che non voleva fino ad un anno fa alcuna alleanza?Come su tutti i giornali la lega sperava in un superamento di quel 40 per cento per stare sola al governo e senza dar conto se pur in minima parte ad altre formazioni politiche .
    Se la lega ha cambiato strategia perche’ non potrebbero farlo altri?
    Se la Lega sperava in un superamento del 40 per cento per governare da sola perche’ tale era l’intenzione, ed ora ha raccolto i satelliti per un solo scopo ad un quorum, allora se la politica e’ questo non ci dobbiamo meravigliare che possa esistere una non politica in nessun partito.
    Lo scopo della Lega e’ sempre il suo chiodo fisso ovvero il federalismo,nonostante proprio da poco e’ stato dimostrato che solo le regioni del nord ne trarrebbero vantaggio a scapito delle altre.

  4. arianna na ha detto:

    …qui da noi dove vogliono cacciare Dio persino dalle aule scolastiche e dei tribunali, possiamo solo ringraziare il destino che con noi non è abbastanza crudele da farci sprofondare nel baratro, quindi in Italia sopravviviamo tra mille scandali, ruberie e furfanterie di ogni tipo… che tristezza infinita!

  5. Walter Chiasso ha detto:

    Un miliardo e 400 milioni meglio del previsto. Le casse della Confederazione Elveticatraboccano. Il 2019 dovrebbe chiudersi con un’eccedenza di 2,6 miliardi. Sottostimate le entrate 2018, sopravvalutate le spese.
    Faccio notare che nonostante l’eliminazione del Segreto bancario, che rendeva miliardi alla Svizzera, la Svizzera è in piena salute.
    L’Italia adottando un modello federale\confederale potrebbe ottenere lo stesso.
    Da noi grazie a DIO la classe politica non dilettanti allo sbaraglio, grazie a DIO:

  6. lauretta mc ha detto:

    I Consumi calano perchè i redditi delle Famiglie sono erosi da Inflazione, Tasse, Debiti. E se no si rimette qualche soldo nelle tasche degli italiani, l’Italia si ferma come una macchina rimasta senza benzina!!!

  7. Vale90 ha detto:

    La LITIGIOSITA’ politica e l’essere sempre divisi in tutto e per tutto fa parte del nostro CNA. Siamo o non siamo italiani? Siamo o non siamo quelli che canta Antonello Venditti in “in questo mondo di ladri, dove ci rubiamo tra noi”????????

  8. Giacomo - TO ha detto:

    Quando la pera è matura conviene che caschi, è un adagio antico.
    E’ logico e comprensibile che l’attuale Parlamento – nella componente M5S voglia continuare.
    Quello che dev’essere chiaro è che i Mercati, la Finanza, l’Economia, hanno le loro esigenze.
    Se gli imprenditori delocalizzano,…è un grosso problema.
    Attirare investimenti ed imprese, richiede STABILITA’. La litigiosità politica continua non giova.
    Sono decenni che sento dibattiti, tavole rotone, epserti che tutto sanno e tutto prevedono:I risultati concreti sono sotto gli occhi di tutti.
    I Consumi calano perchè i redditi delle Famiglie sono erosi da Inflazione, Tasse, Debiti.
    Queste sono le emergenze, restare in parlamento ancora può andare bene ma alla lunga i conti si debbono saldare, intendo i conti a livello politico.

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